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Unʼerudita barbona e uno sbirro tamarro nel giallo di Alessandra Selmi

"La terza (e ultima) vita di Aiace Pardon" rinnova la tradizione italiana del giallo regalandoci una coppia di protagonisti irresistibili

Alessandra Selmi
ufficio-stampa

La nebbia autunnale circonda Milano quando Aiace Pardon, un mite senzatetto che vive e mendica presso la stazione Centrale inizia a ricevere strane donazioni: prima 5, poi 10, 20 e 50 euro.

Il vecchio è quasi cieco e del misterioso benefattore vede solo la punta delle scarpe, eleganti e lucide anche nei giorni di pioggia. Quando 100 euro cadono nel bicchiere dell'elemosina il gioco giunge al culmine e il barbone, poco dopo, sparisce. È stato ucciso dall'uomo con le scarpe lustre?

Ne è convinta una senzatetto sua amica, che si reca alla Polizia a denunciarne la scomparsa. Il commissariato al completo si raduna ad ascoltare la deposizione della donna, tanto ripugnante nell'aspetto quanto colta e raffinata nei modi, ma proprio questa stranezza – un ossimoro, direbbe lei – fa sì che nessuno la prenda sul serio.

Aiace Pardon sarebbe destinato a rimanere l'ennesimo clochard dimenticato, se le parole di "quella palla da bowling che ha mangiato un dizionario" non colpissero Alex Lotoro, un giovane sbirro che della vecchia è l'esatto opposto. Iniziano così le indagini che porteranno i due a scavare nel passato di Aiace, fino alla scoperta della verità.

Alessandra Selmi è nata a Monza nel 1977. Ha esordito nell'editoria giornalistica come redattore per le te-state "Vogue Sposa" e "Vogue Bambini". Collabora con diverse case editrici milanesi e scrive per il setti-manale "Confidenze".