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Sulla scia dell'aviatore: un museo outdoor per Geo Chavez sulla cima delle Alpi

Tra Svizzera e Italia un percorso-museo in nove tappe ricorda lʼingegnere aviatore soprannominato Geo a 104 anni dalla sua mirabile e tragica impresa

Geo Chavez
ufficio-stampa

Dopo la Manica tutti guardavano alla traversata delle Alpi come la nuova frontiera del volo. L'impresa era ancora più ardua perché le alte vette, il freddo e i venti in quota rendevano il tragitto pieno d'insidie. In cinque risposero alla gara, ma solo il giovane ingegnere-aviatore Jorge Antonio Chávez Dartnell (detto Geo) sorvolò le prominenti cime. Gli altri o non si presentarono o furono squalificati per colpa di velivoli non adatti.

Sulla scia dellʼaviatore: un museo outdoor per Geo Chavez sulla cima delle Alpi

Lui aveva un fiammante Blériot XI di legno e tela con motore da 50 cv, corde di pianoforte come tiranti, un barografo appeso al collo, una bussola, qualche carta geografica, un tachimetro e tanta passione nelle vene. Erano le 13.29 del 23 settembre del 1910 quando Geo decollò da Briga con meta Milano, con una quota massima di 2200 metri circa e uno scalo tecnico a Domodossola. Dopo 50 chilometri, 45 minuti di volo e a venti metri sopra la cittadina piemontese, in piena fase di atterraggio, un'ala dell'aereo si spezzò e il pilota precipitò al suolo davanti agli occhi attoniti e impotenti della folla che era accorsa ad applaudirlo. Quattro giorni dopo Chávez moriva, aveva appena ventitré anni.

E oggi (27 settembre), a 104 anni esatti da quell'incredibile impresa e da quel tragico incidente, proprio lungo la rotta percorsa dal piccolo apparecchio, sul crinale dello storico passo del Sempione e sul territorio di otto comuni, viene inaugurato (con partenza alle ore 9.30 da Briga e lo svelamento dell'opera di Enrica Borghi, Io sono vento: una porzione di elica ricostruita con ferro e bottiglie verdi nelle quali la voce dell'aria compone il suo lirico canto) un Museo outdoor a lui dedicato. Frutto di un progetto Interreg, promosso dall'Associazione Musei d'Ossola e ideato da Paolo Lampugnani, il percorso artistico, curato da Giorgio Caione e Francesca Gattoni dell'Associazione Asilo Bianco di Ameno, prevede 9 tappe e la partecipazione di tredici artisti di varia nazionalità (Mario Airò, Enrica Borghi, Sarah Ciracì, Olivier Estoppey, Piero Gilardi, Isola e Norzi, Kaarina Kaikkonen, Marguerite Kahrl, Etienne Krahenbuhl, Marco Magrini, Love Difference - Michelangelo Pistoletto, Antonello Ruggieri e Uli Wirz), un reportage fotografico di Maurizio Montagna e la pubblicazione di un cd con una composizione originale del Maestro Giacomo Platini.

Da oggi, chi capiterà sulla cima del passo del Sempione potrà imbattersi nelle meravigliose Porte segnavento di Antonello Ruggeri (tre aste in ferro alte quattro metri che come vessilli di medioevale memoria recano ciascuna l'intaglio di una lettera della scritta “via”: un incitamento alla partenza, l'indicazione di una strada, il senso di un cammino, la testimonianza della libertà) oppure chi attraverserà Domodossola potrà scorgere sulla facciata di una casa il profilo, anzi quasi un'ombra (modellata da Marco Magrini), di un novello Icaro (Chavez) mentre passeggiata a piedi scalzi sulla lama di un coltello, lo stesso che emblematicamente segna il confine tra bene e male della mirabile impresa.

Per informazioni: www.amossola.it