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Realismo sociale e Futurismo: i volti della pittura di Giacomo Balla

La Fondazione Ferrero di Alba celebra il noto artista torinese in una mostra con opere selezionatissime e rare

La Fondazione Ferrero di Alba è tutta per Giacomo Balla (Torino, 1871 - Roma, 1958).

Una selezionatissima serie di opere - alcune delle quali raramente esposte - mostra i due volti della pittura dell'artista torinese: il realismo sociale dei primi anni, diviso tra artigiani alle prese col lavoro, vecchi abbandonati sulle panche degli ospizi e la tecnica divisionista di un colore indomito e ricco di filamenti luminosi; e la sorprendente stagione futurista con le compenetrazioni iridescenti, le scritte patriottiche e il dinamismo delle forme.


Appartengono al primo gruppo opere come La pialla nuova, Il mendicante e I malati, in cui la luce e i tagli fotografici assecondano il sentimento e caricano i corpi di suggestiva intensità; ma anche Il dubbio, La pazza e la meravigliosa Finestra su Düsseldorf, nella quale l'architettura della finestra, del davanzale e dello stipite (potenzialmente già votate all'astratto) inquadrano, nel chiarore di una luce lattiginosa e violetta, la flebile sagoma di un ponte che sembra un'apparizione.

Sono invece pietre miliari della prima stagione futurista, oltre che figlie delle sperimentazioni foto-sincroniche di Muybridge e dello studio della pittura di Segantini, opere come La bambina che corre sul balcone, Dinamismo di un cane al guinzaglio, La mano del violinista, da cui prenderanno poi forma i ritmi, altrettanto sincroni, delle auto in corsa, delle rondini in volo, della velocità che diventa un teorema di segni sempre più astratti e di armonie cromatiche. Segmenti, forme e tinte si spezzano in bagliori e linee come se fossero i riflessi di un prisma, si distribuiscono nello spazio (capace di attingere alle massime profondità) con cadenze veloci, superfici scandite e una musicalità ritmata.

Chiudono il percorso espositivo due quadri del 1923: Il grande T e Numeri innamorati. Davanti a queste cifre, che si fanno tridimensionali e che restano futuriste solo nel tema, si capisce quanto il mondo sia cambiato. Il volume scultoreo e l'evidente peso plastico dei segni matematici li rende naturalmente anti-dinamici e più adatti al clima filo classico che stava attraversando l'Europa intera. Lo sfondo geometrico ora fa solo da corollario a cifre che emblematicamente divengono pilastri di un'architettura più solida e monumentale.

Futurballa
Fondazione Ferrero, Alba
29 ottobre 2016 - 27 febbraio 2017