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Eyesopen!, un anno di scatti per raccontare il mondo dalle pagine di una rivista

Bilancio positivo per il primo anniversario del trimestrale fotografico. La direttrice creativa Manuela Cigliutti: "Nel 2016 ci rinnoviamo e guardiamo ad Est"

Eyesopen!, Partrizio Nesi, Sand Utopia
ufficio-stampa

Il nome si scrive tutto attaccato e con il punto esclamativo alla fine, come un invito a mantenere sempre uno sguardo attento sulla mondo che ci circonda. Compie un anno proprio in questi giorni la rivista di fotografia Eyesopen!, "occhi aperti", un bel trimestrale nato a dicembre 2014 dall'idea di due appassionate milanesi, Barbara Silbe - che scrive di cultura sulle pagine de Il Giornale - e Manuela Cigliutti, fotografa e pedagogista.

Nel mare di pubblicazioni del settore, Eyesopen! spicca per diverse ragioni. Innanzitutto per l'approccio, tutto centrato sulla cultura dell'immagine, anziché sulla tecnica. Dunque niente discussioni sull'obiettivo migliore per catturare i tramonti o recensioni degli ultimi modelli di Reflex, ma spazio ai lavori di fotografi già affermati, italiani o internazionali, e giovani emergenti. Un altro aspetto degno di nota viene di conseguenza: è l'aspetto della rivista, che assomiglia un po' a quello di un libro, un bel volume corposo stampato su carta di ottima qualità.

Eyesopen!, un anno di scatti per raccontare il mondo dalle pagine di una rivista

Un prodotto fatto con cura, lanciato in un momento difficile per l'editoria, pensato per un pubblico di cultori e con pochissima pubblicità. E qui sta la terza sorpresa, perché nonostante questo il bilancio del primo anno di Eyesopen! è decisamente positivo: "Siamo molto soddisfatte, perché stiamo crescendo - commenta Manuela Cigliutti -. Quando siamo partite ci hanno etichettate come matte, invece le vendite e gli abbonamenti online sono in costante aumento, in Italia come all'estero e i conti sono in attivo". La rivista viene infatti pubblicata tradotta in inglese già in trenta Paesi del mondo. Il pubblico è eterogeneo, e così le tendenze e i generi trattati: si va dal fotoreportage giornalistico al ritratto, dal servizio di moda al paesaggio, integrati da un paio di racconti, scritti rigorosamente con taglio "fotografico".

"L'immagine diventa fotografia quando è stampata", sintetizza Cigliutti. "Il mondo di internet e dei social network ha senza dubbio sensibilizzato il pubblico e ne ha affinato i gusti, ma c'è ancora tanta confusione. Si crea competizione, con i fotoamatori che si credono professionisti solo perché hanno un sacco di visibilità su Instagram". Dal canto suo Eyesopen!, che è anche un'associazione, cerca di mettere un po' di ordine organizzando laboratori, workshop e convegni per semplici appassionati e addetti ai lavori e monitorando gli eventi di settore (un consiglio da insider per il prossimo anno: tenete d'occhio Torino).

Finora ogni uscita della rivista è stata centrata attorno a un tema - l'ultimo numero, per dire, s'intitola "Assenza" -, ma per il 2016 le due fondatrici hanno già in cantiere qualche novità: "Non vogliamo annoiare il pubblico: via anticipiamo che la formula cambierà e cercheremo di aggiungere speciali e numeri monografici". Quello che rimarrà, insieme allo stile e all'impaginazione, è lo sguardo internazionale: "In tutto l'Est - continua la direttrice creativa - c'è molto fermento: parlo di Cina, Giappone, Corea, ma anche di aree geografiche inaspettate, come l'Afghanistan, che stanno diventando sorprendentemente interessanti nel linguaggio e nello stile. Le esploreremo nel corso dei prossimi mesi".

Le foto sono di Patrizio Nesi