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Così vicini, così lontani: una storia di artistiche famiglie alla Querini Stampalia di Venezia

"La presentazione di Cristo al Tempio" è esposta per la prima volta in due versioni: lʼopera di Mantegna a fianco a quella di Giovanni Bellini

Così vicini, così lontani: una storia di artistiche famiglie alla Querini Stampalia di Venezia - foto 1
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L'importanza della mostra aperta alla Querini Stampalia di Venezia fino al 1 Luglio è inversamente proporzionale alla sua grandezza; è esposta un'unica opera, “La presentazione di Cristo al Tempio” che è presentata in due versioni.

La prima, quella già appartenuta al più grande umanista veneto Pietro Bembo, che si trova da un paio di secoli alla Gemalde di Berlino, fu realizzata da Mantegna nel 1453. La seconda, di Giovanni Bellini, è a palazzo Querini Stampalia anche lei da più di 200 anni.

E' la prima volta che le due opere si ritrovano appaiate ed è l'occasione per confrontarle e raccontarne la vicenda. Nessun dubbio ormai su chi abbia copiato chi: l'”originale” è di Mantegna, lo rivelano le radiografie che documentano come l'opera abbia subito modifiche in corso d'opera. Viceversa quella di Bellini è senza pentimenti e presenta tracce di “spolvero” la tecnica che serviva a ricalcare un cartone su tela.

Ma com'è possibile che Bellini si sia trovato tra le mani il bozzetto di Mantegna? Una storia di famiglia. Mantegna sposa infatti nel 1453 Nicolosia la figlia di Jacopo Bellini, sorellastra di Giovanni. E siccome un figliolo ha allietato la coppia ecco il quadro che più che della sacra famiglia sembra essere un ritratto di famiglia. L'artista oltre a ritrarre se stesso vi inserì la moglie e il suocero.

L'opera di Bellini vive invece del colore che rese celebre il pittore veneziano: “De inventione nessuno non pò arrivare a messer Andrea Mantegna, che invero l'è ecelentisimo…, ma Giovanni Bellino in colorir è ecelente”. Venezia, 16 luglio 1504. È qui la differenza tra i due maestri del Rinascimento, in questa lettera di Lorenzo da Pavia, costruttore di strumenti musicali, a Isabella d'Este, marchesa di Mantova, alla quale procurava opere d'arte” Il gioco di famiglia dovette piacere al cognato che, anche se in questo caso l'identificazione è meno certa, aggiunse al quadro di Mantegna anche il proprio ritratto insieme a quello della moglie.

Come si è detto a giustificare il costo del biglietto basterebbe l'eccezionalità dell'accoppiata di famiglia ma prima di arrivarci il visitatore potrà ammirare il resto della raccolta in cui spicca il celebre tondo del concorrente di Leonardo Lorenzo di Credi e il maggior nucleo a tema veneziano di Pietro Longhi, 30 deliziose tavole che vi immergeranno negli ultimi splendori della Serenissima.