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Luigi Polano, il comunista che beffava il Duce invadendo la radio del Regime

Un libro del giornalista Vindice Lecis ripercorre lʼavventurosa vita del rivoluzionario di professione che si autoproclamò "voce della verità"

Nutrimenti,  Vindice Lecis, La voce della verità
ufficio-stampa

Luigi Polano fu il tarlo che bucò la propaganda fascista, il comunista che conobbe gli onori della militanza politica ma anche i rigori del carcere, il rivoluzionario che fino alla morte restò fedele ai valori ai quali aveva consacrato tutta la propria esistenza. Ne "La voce della verità" (Nutrimenti, 232 pagine, volume 16 euro, e-pub 6,99 euro) il giornalista e storico sardo Vindice Lecis ripercorre tutti gli aspetti dell'avventurosa vita di Polano, lo "spettro" che per quasi tre anni sabotò le trasmissioni radiofoniche dll'Eiar e sbugiardò i resoconti falsi sull'andamento della guerra.

Il fantasma di Polano invase la radio di Stato la sera del 6 ottobre 1941: alle fatidiche venti e venti, orario di messa in onda del programma cult "Commento ai fatti del giorno", la sua voce interruppe il principe della propaganda radiofonica fascista, Mario Appelius, il reporter che coniò lo slogan "Dio stramaledica gli inglesi".

La voce polemizzava, accusava, piantava stoccate vincenti quando Appelius indulgeva in una pausa enfatica. Il giornalista abbelliva gli esiti della guerra per il regime: "Non può sfuggire la vittoria dell'Asse contro le potenze demo-giudo-bolsceviche..." e Polano replicava senza retorica: "Bugiardo. Hitler e Mussolini saranno sconfitti".

Continuerà così per tre anni, inflessibile, ogni sera fino alla liberazione di Roma, guadagnandosi l'odio di Mussolini e la tacita simpatia di molti italiani. Soltanto dodici anni dopo la fine della guerra si verrà a sapere che dietro quello spettro si nascondeva il comunista Luigi Polano, che su ordine del segretario del Pci Palmiro Togliatti aveva allestito in una località segreta una potente radio capace di "hackerare" diremmo oggi, le trasmissioni ufficiali dell'Eiar.

Muovendosi tra realtà e finzione, con un'originale trama narrativa che condensa la scrupolosa ricostruzione storica, il libro di Lecis restituisce - come ha scritto Costantino Cossu su "La Nuova Sardegna" - "il senso della passione di uomini e donne che hanno creduto che si potesse costruire un mondo di libertà e di giustizia".

Anche quando il Ventennio era concluso e archiviato, Polano non volle rivelare il luogo dal quale realizzava le sue incursioni via radio: nel 1982 Enrico Berlinguer passò da Sassari a trovare l'85enne compagno. Neanche al segretario del Pci, Polano svelò il segreto: "Ho promesso di non rivelarlo mai a nessuno". Come ha scritto Filippo Ceccarelli su "la Repubblica", "lo spettro" "restò in silenzio - virtù ai suoi tempi, ben lungi dall'essere insidiata dal cicaleccio dei talk-show".