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Appello del parroco ai fedeli: "Accogliete un detenuto in casa"

A Rustega, nel Padovano, un albanese ha chiesto di scontare i domiciliari in canonica, ma il sacerdote si è detto costretto a rifiutare perché ferito da una precedente esperienza con un carcerato

Appello del parroco ai fedeli:
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"Caro parrocchiano se hai del coraggio ti invito ad ospitare un carcerato albanese di 42 anni ai domiciliari".

E' l'appello che don Marco Scattolon, parroco a Rustega di Camposampiero (Padova), rivolge ai suoi concittadini. "Lo farei io stesso - spiega - ma sono combattuto perché da pochi mesi ho allontanato dalla canonica un marocchino che non si stava comportando bene".

Come riporta Il Gazzettino di Padova, è stato lo stesso detenuto a rivolgersi a don Marco Scattolon. "Caro padre - scrive una lettera - le chiedo di accogliermi nella sua parrocchia. Se da parte sua c'è la possibilità di darmi ospitalità, mi concederebbero i domiciliari e così potrei reinserirmi nella società recuperando anche i rapporti con mia moglie e mio figlio che non ho potuto vedere da quando è nato. Potrei fare del volontariato senza retribuzione; sono giovane e con tanta voglia di fare, disposto a qualsiasi lavoro, vedrà che non la deluderò".

Ma don Marco si è detto costretto a dire di no, perché dopo due anni di convivenza si è visto obbligato ad allontanare un detenuto marocchino di 33 anni che stava ospitando in canonica. Il carcerato albanese ha dunque scritto nuovamente al parroco: "Del suo no ne ha anche ragione, vista la delusione con un'altra persona che ha avuto. È vero che ho commesso degli errori e non ne vado fiero, anzi mi pento di aver spacciato droga facendo del male, ma come la penso oggi non lo rifarei più. Nella mia vita ho ricevuto solo no, non sono mai stato aiutato, ho sempre dovuto arrangiarmi, soffrendo molto".

"Mi dia la sua disponibilità o anche magari di un suo parrocchiano. Potrei dare una mano per qualsiasi tipo di aiuto", conclude nella lettera il detenuto. Parole che hanno toccato il cuore di don Marco, ed ora è lui a chiedere ai parrocchiani un gesto d'amore, di fraternità e di accoglienza.