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Grandi opere, i pm: regali di Natale a Lupi e cene per trovare soldi

Le intercettazioni svelano nuovi particolari sui contatti tra gli indagati e il ministro. Ercole Incalza difende Lupi: "Con lui solo rapporti istituzionali"

maurizio lupi camera
ansa

Dalle intercettazioni rilevate dalla Procura di Firenze nell'inchiesta sul sistema che gestiva gli appalti per le Grandi opere emergono nuovi particolari sui "contatti e gli incontri, anche conviviali, tra gli indagati e il ministro dei Trasporti". Lo affermano i pm, che parlano anche di "una cena volta a reperire 'fondi' nell'interesse di Lupi", ma anche "di regali di Natale e abiti sartoriali per il ministro, per il figlio Luca e per il suo entourage".

Secondo i pm inoltre il ministro "chiede a Incalza di ricevere il figlio Luca all'evidente fine di reperire una soluzione lavorativa in favore di quest'ultimo" e in quel frangente "lo stesso Incalza immediatamente si rivolse al Perotti, il quale subito si attiva", come si legge nella richiesta di custodia cautelare.

Incalza difende Lupi - Davanti al gip, l'ex capo struttura di missione al ministero Ercole Incalza avrebbe difeso il ministro Lupi dicendo di aver avuto con lui "solo ed esclusivamente rapporti istituzionali", sgombrando quindi il campo da qualsiasi ombra sull'operato dello stesso Lupi.

Regali e abiti sartoriali, le intercettazioni - Secondo le intercettazioni ci sono poi dunque una serie di vestiti e regali per Lupi e per la sua famiglia. Parlando di Francesco Cavallo (detto anche Frank o Franco), indicato dal supermanager Giulio Burchi come "l'uomo di Lupi", i pm spiegano: "Il sarto Barbato Vincenzo confeziona vestiti, al prezzo di 700 euro circa l'uno, per il ministro Lupi e i componenti della sua segreteria Bonaduce Nicola, Forlani Emmanuele e Lezzi Marco".

"Il 20.12.2013, Cavallo comunica a Altieri Gaetano della 'Csf Costruzioni e Servizi s.r.l.' che a 'Bonaduce' (segreteria del Ministro Lupi) ci pensa lui, riferendosi con ogni evidenza a un regalo natalizio" e "da conversazioni successive emerge, con ogni verosimiglianza, che il regalo acquistato per Bonaduce ha un valore di circa 7/8 mila euro".

Si parla poi di un bonifico di 1.840 euro fatto da una società legata a Cavallo dopo che Cavallo ha acquistato "orologi di rilevante valore economico presso la gioielleria Verga, in Liano, via Dogana n. 3" e di "un ordine di dolciumi per un importo di 962 euro presso l'esercizio commerciale di Grossi Alfredo (Milano, Corso Magenta)".

"Il 13.12.2013 - si conclude - Cavallo ordina alcune borse presso il negozio Valextra di Milano, via Manzoni, per un importo complessivo di 1.680 euro".

Orte-Mestre, Incalza chiama Bonsignore e Lupi per sbloccare emendamento - Dall'inchiesta emerge poi che nel gennaio 2014 un emendamento sulla grande opera Civitavecchia-Orte-Mestre non passa alla Camera, così Incalza chiama il parlamentare europeo Vito Bonsignore perché convinca i deputati Ncd a intervenire per sbloccare l'iter con un ricorso. Il 28 gennaio 2014 ci sono alcune conversazioni fra Incalza e Bonsignore in merito all'esistenza di problemi dovuti alla non ammissibilità dell'emendamento, vitale per lo sviluppo dell'appalto per i lavori della Orte-Mestre.

L'intercettazione - Incalza informa Bonsignore che ha provveduto a presentare un immediato ricorso tramite i parlamentari Pagano, Minardo e Bernardo di Ncd. "Nel pomeriggio non hanno reso ammissibile l'emendamento che abbiamo fatto per la Orte-Mestre.. e abbiamo fatto ricorso.. l'hanno fatto tre onorevoli.. Pagano, Minardo e Bernardo mi segui?", dice al telefono Incalza a Bonsignore in una conversazione intercettata dal Ros.

"Adesso più tardi c'è la votazione per il ricorso fatto..non hai modo..? noi abbiamo fatto un emendamento, ti ricordi? .. nel CIPE abbiamo richiesto di fare una norma... (...) ? e l'emendamento... è l'emendamento 1382 all'Atto Camera 1820... è stato reso inammissibile... e abbiamo fatto fare ricorso all'inammissibilità da, come tu sai, tre parlamentari che sono Pagano, Minardo e Bernardo... ne conosci qualcuno di questi tre?".

Bonsignore risponde che "conosce sia Pagano che Bernardo... e come no?! ... Pagano è uno dei nostri.. anche Bernardo ...(..) ? ma Pagano è un senatore... Bernardo è alla Camera". Incalza insiste e chiede a Bonsignore di "intervenire": "eh ... Bernardo e Minardo è pure alla Camera penso no? ....glielo puoi dire?... sono tutti e tre di Ndc (Ncd, ndr). Puoi intervenire?.. no? ... no però.. si vota tra un'ora.. un'ora e mezza.. sto chiamando Lupi.. tutti sto chiamando ... va bene?...". "Basterebbe sentire... o Vignali che è il relatore o uno di questi tre", dice Incalza.

Vito Bonsignore, secondo il Ros, assicura il suo interessamento dicendo come Vignali, relatore, sia "un altro dei nostri" su cui poter contare: "Sì lo seguo certo... ma è la presidenza della Camera che lo...? chi è il relatore? ah Vignali e come no?! E' un altro dei nostri ma dov'è in aula già? Vabbè... vado io alla Camera adesso". Poi Bonsignore aggiorna Incalza sul fatto che si è già sentito con Vignali: "1920, ma ho già parlato con (nome incomprensibile) e con Vignali... adesso ho capito che cos'è... adesso vedo di parlarne con Capezzone ed Epifani. Mi sto muovendo".

Il giorno dopo, 29 gennaio 2014, Incalza riferisce ad Antonio Bargone, presidente del cda della società consortile Ilia Or-Me, che il ricorso contro la non ammissione dell'emendamento è stato "bocciato". "Hai saputo niente? L'hanno bocciato pure dopo. Adesso stiamo provando con Vignali non si è mosso nessuno per ora, solo noi... può riproporlo in aula, ora vediamo, non so che cazzo può fare". Incalza si lamenta con Bargone di Bonsignore, che - osservano gli inquirenti fiorentini - non ha evidentemente provveduto a sostenere il ricorso: "Ieri non era andato nessuno eh! Bonsignore non aveva parlato proprio con nessuno".

Successivamente in un'altra telefonata Incalza dice a Bonsignore che il ricorso è stato bocciato: "Ti cercavo perché l'hanno ribocciata di nuovo eh... Noi ci siamo mossi. Vignali... tu non ci hai parlato con... ne' con Pagani!". Vito Bonsignore lo assicura di aver "parlato" con Vignali e proprio questi gli ha fatto presente che non è stato raggiunto l'obiettivo auspicato perché "gli uffici" sono rimasti "irremovibili" per l'atteggiamento "rigido" assunto dalla Presidenza della Repubblica sul ricorso a questo tipo di procedure. "Con Vignali sono stato ieri sera - dice Bonsignore a Incalza - Mi ha detto guarda: 'Gli uffici sono irremovibili sono spaventati dalla Presidenza della Repubblica per queste cose qui... hanno un orientamento molto rigido'". Bonsignore ritiene di dover cercare un altro "veicolo" normativo ma racconta anche che i parlamentari direttamente interessati per seguire la questione sono stati rimproverati per non aver adeguatamente sostenuto Vignali: "Bernardo e Pagano si son presi il cazziatone.. hanno lasciato Vignali da solo ... no abbiamo fatto una polemica ieri sera e stamattina... ci siamo visti alle 8 e mezza".

La smentita di Bonaduce - Nicola Bonaduce, componente della segreteria di Lupi, da parte sua, in una nota puntualizza che "nessun regalo - orologio od altro - di 7/8.000 euro o comunque di apprezzabile valore mi è stato mai fatto da Franco Cavallo, né nel Natale 2013 né in altre circostanza".