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Corruzione, truccata gara d'appalto per rifiuti Toscana da 3,5 mld

Arrestato il direttore dellʼAutorità per il servizio gestione. "Imbarazzante la sua fame di denaro", ha detto il gip. Nel mirino lʼattività nelle province di Arezzo, Siena e Grosseto

La procura di Firenze e la Gdf hanno scoperto che la gara per l'appalto ventennale per la gestione completa del ciclo di rifiuti nelle province di Arezzo, Siena e Grosseto era truccata.

L'inchiesta ha portato all'arresto del direttore dell'Ato Toscana sud e all'interdizione di tre professionisti. Circa 3,5 miliardi di euro il valore della gara. Il bando sarebbe stato strutturato per favorire un gruppo di imprese capeggiato da Siena Ambiente.

Il gip: "Imbarazzante la fame di denaro del direttore" - "La spregiudicatezza del direttore dell'Ato Andrea Corti nella gestione della cosa pubblica e la sua 'fame' di denaro appare, per certi aspetti, imbarazzante". E' quanto ha scritto il gip Matteo Zanobini nell'ordinanza per gli arresti domiciliari del principale indagato dell'inchiesta toscana. La procura aveva chiesto il carcere, mentre il giudice ha invece ritenuto sufficiente la misura cautelare accompagnata "da divieto assoluto di incontri e colloquio" con soggetti diversi dai familiari.

Le indagini delle Fiamme gialle hanno rivelato un sistema di "commistione" tra controllori e controllati per cui gli indagati avevano concordato preliminarmente, nonostante i ruoli distinti e incompatibili fra loro, i dettagli della procedura di aggiudicazione come anche la redazione materiale dei documenti.

Così, in una conferenza stampa, gli inquirenti hanno spiegato che di fatto il bando di gara era strutturato "su misura" per favorire il raggruppamento con a capo Siena Ambiente e per scoraggiare eventuali altri concorrenti inserendo nel bando stesso clausole particolarmente vessatorie. L'appalto nel 2013 fu effettivamente aggiudicato a Siena Ambiente con un consorzio di 6 imprese.

Le stesse indagini hanno fatto emergere che il direttore generale dell'Ato Toscana sud avrebbe ottenuto guadagni illeciti per oltre 380mila euro, tramite compensi che figuravano come consulenze, prestazioni d'opera professionale o altri costi tipo rimborsi spese.

L'indagine, come hanno evidenziato il procuratore Giuseppe Creazzo e il procuratore aggiunto Rodrigo Merlo, è scaturita da una segnalazione anonima molto dettagliata, "con particolari che non si potevano trascurare".