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Terrorismo, gip Milano ordina arresto di donna combattente Isis

Era stato il marito, anchʼegli albanese, a denunciare ai carabinieri la scomparsa della donna e del figlio

Il gip di Milano ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un'albanese residente nel Lecchese: la donna, nel dicembre 2014 aveva abbandonato il marito e le due figlie maggiori per andare in Siria, con il figlio minore, e arruolarsi tra i militanti dell'Isis.

Il suo trasferimento nel teatro di guerra era anche motivato dall'intenzione di sposare un macedone combattente per il Califfato.

Era stato il marito, anch'egli albanese, a denunciare ai carabinieri la scomparsa della donna e del figlio. Il 28 novembre il gip di Milano, Manuela Scudieri, ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti della donna per associazione a delinquere con finalità di terrorismo internazionale (270 bis del Codice penale).

L'indagine del Ros dei carabinieri ha permesso di accertare il percorso di radicalizzazione della donna che ha determinato, alla fine del 2014, la sua partenza per la Siria con un bambino piccolo, mentre aveva lasciato in Italia il marito e le altre due figlie minori.

Marocchino arrestato a Milano, su chat disponibile ad attentati in Italia - Un 30enne marocchino è stato arrestato con l'accusa di terrorismo internazionale a Milano in quanto, con Telegram e altri mezzi di comunicazione via Internet, si era detto disponibile a compiere attentati in Italia chattando con un uomo che si trovava in Siria. L'arresto, secondo quanto riferisce "La Repubblica" è stato eseguito venerdì da parte degli agenti della Digos in via Tracia, alla periferia di Milano, dove viveva con un coinquilino, risultato estraneo ai fatti.

L'arrestato avrebbe inviato anche somme di denaro nei teatri di guerra per sostenere la Jihad e lavorava in un centro commerciale di Arese. Si sarebbe radicalizzato nel 2012 durante un viaggio in Germania, Paese in cui aveva lavorato come aiuto cuoco. Secondo quanto riferisce il quotidiano, il marocchino, arrivato in Italia da bambino, sarebbe una persona "molto fragile, fortemente influenzabile e incline a manie di persecuzione". L'uomo è già stato interrogato in carcere.