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Terrorismo, blitz del Ros: tre fermi a Savona, Milano e Torino

Diffondevano materiale dellʼIsis sui social network. Secondo gli inquirenti avrebbero potuto compiere un attentato

Blitz dei carabinieri del Ros a conclusione dell'operazione "Taqiyya", coordinata dalla procura distrettuale antiterrorismo di Genova nelle province di Savona, Milano e Torino.

Sono tre i decreti di fermo eseguiti dai militari dell'Arma a Finale Ligure, Cassano d'Adda nell'hinterland milanese e nel capoluogo piemontese nei confronti di due indagati egiziani e un algerino accusati di associazione con finalità di terrorismo internazionale.

Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Federico Manotti, hanno consentito di individuare un gruppo egiziano, organizzato su base familiare e stanziato tra la Liguria e la Lombardia, che sul web si occupava di diffondere materiale jihadista e di instradare combattenti dal nord Africa in territorio siriano e in Libia per conto del sedicente Stato Islamico (Daesh).

Mimetizzavano il loro radicalismo - Allo scopo di dissimulare l'adesione all'ideologia più radicale, spiegano gli investigatori, alcuni indagati avevano volutamente conformato il proprio atteggiamento e le proprie abitudini in modo tale da evitare riferimenti anche solo velatamente religiosi o di appartenenza al mondo islamico. L'opera di propaganda e proselitismo era svolta esclusivamente online: non solo attraverso canali riservati ma, spesso, ricorrendo a pseudonimi e account fittizi, anche sui più diffusi social media. Il materiale divulgato a numerosi contatti era in parte direttamente ottenuto da al-HayatMedia Center, organo di propaganda ufficiale dell'autoproclamatosi Stato Islamico.

I servizi di monitoraggio hanno permesso di documentare la condivisione in via riservata del giuramento di fedeltà (bay'ah) al califfo Abo Bakr Al Baghdadi, poi pubblicato in chiaro su Facebook da un altro indagato. La formula ricalca il testo già emerso in altri contesti investigativi recentemente oggetto di sentenza di condanna da parte della corte di Assise di Milano. La rilevanza di tale acquisizione, continuano gli investigatori, è dimostrata dalle più attuali informazioni raccolte in ambito internazionale che hanno evidenziato l'esigenza del cosiddetto Stato Islamico di ottenere una pubblica manifestazione di fedeltà da parte di chiunque, anche non inserito ufficialmente nell'organizzazione, abbia intenzione di compiere un'azione in suo nome e per suo conto.