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Sinodo, è giallo sulla lettera contro il Papa

Diffuso online il presunto contenuto della missiva consegnata a Francesco allʼapertura dellʼassemblea dei vescovi e che critica metodo e possibili aperture. Ma dei 13 supposti firmatari 4 si sono detti estranei

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Esiste la lettera di critiche su metodi e contenuti del Sinodo consegnata al Papa all'apertura dello stesso? E chi tra gli alti prelati sinodali l'ha firmata? E' mistero fitto intorno alla missiva scritta e consegnata dall'australiano George Pell, prefetto della segreteria per l'economia, che ha smentito il contenuto diffuso online da "L'Espresso". Dei 13 presunti cardinali firmatari, in 4 se ne sono chiamati fuori.

I fautori del messaggio di protesta contro Francesco sarebbero gli appartenenti all'area rigorista del Sinodo, preoccupati delle nuove procedure di svolgimento dell'assemblea, che porterebbero, a loro avviso, a esiti predeterminati, e contrari a qualsiasi apertura, come la comunione ai divorziati risposati, che minerebbe la dottrina della Chiesa.

Ferma, dunque, l'opposizione ai colleghi progressisti, pronti, invece, a tutta una serie di novità, giudicate dagli altri, però, pericolose.

Il contenuto della lettera che rivela questo clima, così come è stato pubblicato da "L'Espresso", viene smentito dall'autore della stessa, George Pell, prefetto della segreteria dell'economia e arcivescovo di Sydney. Pell ammette di aver consegnato un suo scritto al Papa, a inizio Sinodo, "ma una lettera privata deve rimanere tale e il testo è diverso da quello uscito", ha precisato.

Nell'elenco dei 13 presunti firmatari - tutti padri sinodali e tutti appartenenti alla corrente conservatrice - di questa sorta di petizione che contesterebbe il metodo Bergoglio proposto nell'"Instrumentum Laboris" era stato inserito anche il cardinale Peter Erdo, arcivescovo di Budapest, presidente Ccee e relatore generale al Sinodo sulla famiglia, il quale ha diffuso un nota in cui si legge: "Si smentisce che il cardinale Erdo abbia mai visto né tantomeno firmato una tale lettera". Immediate anche le smentite di Angelo Scola, arcivescovo di Milano, André Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi, e del cardinale genovese Mauro Piacenza.

E i dubbi intorno all'esistenza del documento, che pare in origine essere stato scritto in inglese, restano.