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Mafia a Palermo, 10 arresti e indagato il direttore di Telejato

Il giornalista finito nellʼinchiesta della Dda accusato di tentata estorsione nei confronti di due comuni

I carabinieri di Partinico hanno eseguito dieci misure cautelari, emesse dal gip di Palermo, su richiesta della Dda, nei confronti di esponenti della "famiglia" mafiosa di Borgetto, accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione e intestazione fittizia di beni.

Nella stessa inchiesta è indagato anche Giuseppe Maniaci, direttore dell'emittente "Telejato", simbolo della lotta alla mafia. Per lui l'accusa è tentata estorsione.

Nell'ambito dell'inchiesta portata avanti dalla Dda c'è anche un indagato eccellente: Giuseppe Maniaci, direttore dell'emittente televisiva "Telejato". Avrebbe ricevuto somme di denaro e agevolazioni dai sindaci di Partinico e Borgetto. In cambio avrebbe evitato commenti critici sull'operato delle amministrazioni comunali. A Maniaci, noto per le sue campagne antimafia, è stato notificato il divieto di dimora nel comune di Partinico.

L'inchiesta è cominciata nel 2012 con i carabinieri che monitorano la famiglia mafiosa di Borgetto e in particolare Antonino Giambrone e i suoi due fratelli Tommaso e Francesco. Gli elementi acquisiti svelano il ruolo di comando di Giambrone e le dinamiche interne all'organizzazione criminale.

L'11 febbraio del 2013 viene scarcerato Nicolò Salto, storico esponente mafioso e nemico dei Giambrone. Tornato libero, il capomafia cerca immediatamente di imporre la sua presenza sul territorio attraverso danneggiamenti a imprenditori locali. Nell'aprile del 2013, Giambrone viene arrestato nell'operazione "Nuovo Mandamento". Poco dopo, Salto rassicura il padre di Giambrone promettendogli che il figlio non sarebbe stato abbandonato. E' il suggello di una pax mafiosa tra clan rivali e l'affermazione del ruolo di vertice di Salto, che in diversi summit stabilisce, insieme all'ex rivale, il programma criminale sul territorio.

Giambrone diventa punto di riferimento per la raccolta del pizzo, sostegno logistico viene assicurato, invece, da Antonino Frisina, autista e consigliori di Salto. Le indagini dei carabinieri, coordinate dal procuratore Francesco Lo Voi, dall'aggiunto Vittorio Teresi e dai pm Roberto Tartaglia, Amelia Luise, Annamaria Picozzi e Francesco Del Bene, consentono di documentare, infine, l'interesse dei clan nel condizionare le scelte amministrative del Comune di Borgetto, con particolare riguardo all'esecuzione dei lavori pubblici.