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Figlio Riina davanti a monumento Falcone: "Ci mettono ancora i fiori"

Intercettato nel 2001 nei pressi di Capaci, Salvatore Giuseppe Riina parla delle stragi del ʼ92: "Si decise, abbattiamoli"

"Ci mettono ancora i fiori a 'stu cosu".

Sono le parole pronunciate nel 2001 dal figlio di Totò Riina, Salvatore Giuseppe, nei pressi dello svincolo di Capaci dell'autostrada A29, dove sorge il monumento in ricordo del giudice Giovanni Falcone, ucciso da Cosa Nostra il 23 maggio del 1992. E' quanto emerge da un'intercettazione telefonica. Solo pochi giorni fa, ospite di Bruno Vespa, Riina junior disse: "Ho rispetto sempre per i morti, tutti".

Il contenuto della chiamata tra Salvatore Giuseppe Riina e un amico, reso noto da Repubblica.it, mostra dunque una realtà ben diversa rispetto a quella raccontata lo stesso figlio del "capo dei capi" nel suo libro. E rende tutto, se possibile, ancora meno sopportabile.

"Un colonnello deve pigliare una decisione. E la decisione fu quella: abbattiamoli", dice ancora Riina junior parlando delle stragi del 1992 costate la vita a Falcone e, il 19 luglio, a Paolo Borsellino. A "Porta a Porta" disse di "non sapere niente delle bombe".

"Nel '92 a maggio ci fu sta strage, a luglio l'altra. E poi giustamente a gennaio a mio padre l'arrestarono", dice ancora. L'interlocutore risponde: "E quindi chi è da fuori dice: sbagliarono". E lui replica: "Bravo, invece non è vero. Perché noi le corna le facevamo a tutti i compagni e dirgli: 'qua in Sicilia ci siamo noi'. Forse da là sopra in poi ci siete voi ma 'ca semu nuatri'".