FOTO24 VIDEO24 Logo Mediaset ComingSoon.it Donne logo mastergame Grazia Meteo.it People sportmediaset_negative sportmediaset_positive TGCOM24 meteo.it
Podcast DirettaCanale 51
Temi del momento

Danni a bimbo con cesareo in ritardo, la madre: "Voglio giustizia"

Sembra che due dottoresse dellʼospedale, il Santo Bambino di Catania, non siano intervenute subito per non rimanere al lavoro oltre il loro orario

Non si rassegna Deborah, la 27enne madre del piccolo nato il 2 luglio 2015 a Catania con gravissimi disturbi neurologici perché, secondo la Procura, due dottoresse a fine turno sarebbero intervenute tardi per non restare ancora al lavoro, all'ospedale "Santo Bambino".

Chiede "verità e giustizia". E soprattutto, sottolinea, "voglio che quanto accaduto a me non si ripeta. Chi ricorre a una struttura pubblica deve essere tutelato al massimo".

La donna, che vive in un paese alle pendici dell'Etna, precaria alle poste, con il marito 33enne disoccupato, non vuole che si sollevi clamore intorno alla sua storia. Per questo motivo ha bloccato il suo profilo pubblico su Facebook, rifiutando di concedere interviste. Per lei parla il legale di famiglia, l'avvocato Gianluca Firrone, che rivela come l'inchiesta "sia stata portata avanti con grande professionalità e segretezza dalla Procura di Catania". "La famiglia non vuole pubblicità - precisa - ma la verità e per questo chiede la massima riservatezza e il rispetto della privacy".

Nell'ambito dell'inchiesta è stato già eseguito un incidente probatorio sui danni neurologici subiti dal bambino. Il piccolo ha già quasi un anno e mezzo, ma il caso è stato diffuso soltanto dopo che, chiusa la prima parte delle indagini, il gip, su richiesta della Procura, ha disposto la sospensione dal servizio delle dottoresse Amalia Daniela Palano (12 mesi) e Gina Currao (sei mesi) accusate appunto di non avere eseguito subito un parto cesareo per "evitare di rimanere a lavorare oltre l'orario previsto, nonostante i molteplici episodi di sofferenza fetale emersi dal tracciato e somministrato alla gestante dell'atropina per simulare una inesistente regolarità nell'esame medico".

Un analogo provvedimento, per quattro mesi, è stato notificato dalla polizia di Stato anche alla dottoressa Paola Cairone che, "pur non essendo a conoscenza degli avvenimenti precedenti, praticava alla paziente per due volte le manovre di Kristeller, bandita dalle linee guida, nonostante un tracciato non rassicurante, e non contattava in tempo il neonatologo che effettuava l'intervento di rianimazione con gravissimo ritardo". Un fascicolo è stato aperto anche sulla compilazione delle cartelle cliniche.

"La mia assistita - ricostruisce l'avvocato Firrone - aveva più volte chiesto aiuto all'equipe medica, e anche sua madre aveva sollecitato l'intervento cesareo perché la figlia stava male. Perché non sia stato eseguito lo stabilirà la magistratura, così come se ci sono responsabilità". La madre si è accorta subito dopo la nascita che il piccolo non stava bene. "Il bambino era blu cianotico - rivela il penalista - ed era in grave crisi. I danni riportati sono enormi, anche se potranno essere quantificati definitivamente quando il piccolo compirà 5 anni".

Madre, padre e il piccolo, che adesso ha 17 mesi, vivono 'protetti' dalla loro famiglia e da una 'rete' di amici, che si sono stretti attorno a loro. "Vogliono che il bambino abbia una vita più normale possibile - spiega l'avvocato Firrone - anche se le spese mediche sono notevoli. L'amore per lui è immenso, ma anche il dolore che provano. Per questo la priorità della madre è che una cosa simile non accada più".