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Catania, donna muore dopo aborto spontaneo gemelli: aperta inchiesta

Secondo quanto denunciato, il medico non sarebbe intervenuto perché obiettore: "Finché è vivo non faccio niente", avrebbe detto riferendosi a uno dei due feti con gravi problemi respiratori

La Procura di Catania ha aperto un'inchiesta sul caso di Valentina Milluzzo, la 32enne morta il 2 ottobre dopo 17 giorni di ricovero all'ospedale Cannizzaro, dopo un aborto spontaneo di due gemelli alla 19esima settimana di gravidanza con procreazione assistita.

Dopo la denuncia dei familiari, la procura ha bloccato i funerali sequestrando la cartella clinica. Il ministero della Salute ha disposto un'ispezione. L'ospedale: nessuna negligenza.

Dopo l'identificazione, il personale in servizio verrà indagato per omicidio colposo come atto dovuto, in modo da poter eseguire l'esame autoptico.

La famiglia della 32enne: "Medico si è rifiutato di intervenire perché obiettore" - Secondo quanto riferito dai famigliari della 32enne, uno dei medici si sarebbe rifiutato di estrarre il feto che aveva gravi difficoltà respiratore fino a quando fosse rimasto vivo perché obiettore di coscienza.

"La signora al quinto mese di gravidanza - ha spiegato il legale della famiglia - era stata ricoverata il 29 settembre per una dilatazione dell'utero anticipata. Per 15 giorni va tutto bene. Dal 15 ottobre mattina la situazione precipita. Ha la febbre alta che è curata con antipiretico. Ha dei collassi e dolori lancinanti. Lei ha la temperatura corporea a 34 gradi e la pressione arteriosa bassa. Dai controlli emerge che uno dei feti respira male e che bisognerebbe intervenire, ma il medico di turno, mi dicono i familiari presenti, si sarebbe rifiutato perché obiettore: "fino a che è vivo io non intervengo", avrebbe detto loro".

"Quando il cuore cessa di battere viene estratto il feto e mostrato morto ai familiari. Due di loro possono avvicinare la donna che urla dal dolore e grida continuamente "aiuto". Viene eseguita una seconda ecografia - continua nella ricostruzione il penalista - e anche il secondo feto mostra delle difficoltà respiratorie. E anche il quel caso il medico avrebbe ribadito che lo avrebbe fatto espellere soltanto dopo che il cuore avesse cessato di battere perche' lui era un obiettore di coscienza".

Il secondo feto, secondo la denuncia, non è mostrato ai familiari. E un medico li avvisa che "le condizioni della donna sono gravissime perché la sepsi si è estesa, con una setticemia diffusa". La donna sedata è portata in rianimazione, "e i familiari - osserva l'avvocato Catania Milluzzo - riferiscono di averla vista con dei cerotti sulle palpebre che le chiudevano gli occhi". Poi domenica 16 ottobre la notizia del decesso.

L'ospedale difende il medico: "Nessuna negligenza" - "I medici nel reparto sono tutti obiettori ma quando è il caso vengono fatti intervenire specialisti esterni", spiega a Il Corriere della Sera Paolo Scollo, primario all'ospedale Cannizzaro. "Non c'è stata negligenza, tutti i parametri sono stati rispettati. Siamo di fronte a un aborto spontaneo", aggiunge il medico.