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Palermo, il boss intercettato: "A te ti abbiamo fatto noi, lui chi lo ha fatto?"

Lʼintercettazione registrata in carcere mostra come avviene lʼinvestitura di un boss di Cosa Nostra

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Nel massimo riserbo "una cosa che fuori non sa nessuno", ma sotto l'occhio della telecamera che registra la conversazione tra Giuseppe Di Giacomo, designato a diventare capo mandamento, e suo fratello Giovanni, ergastolano e storico padrino che gli comunica la decisione segreta presa tra i capi detenuti.

In carcere si decideva anche la morte dei nemici. L'investitura è destinata, infatti, a suscitare risentimenti e Giuseppe Di Giacomo il 12 marzo scorso viene ucciso proprio nel cuore del mandamento di cui è diventato reggente. L'omicidio innesca progetti di vendetta. Con un telegramma apparentemente innocuo, viene annunciato il via a un nuovo massacro: "Caro Gianni la salute del bambino tutto bene, in un unico abbraccio ti siamo vicini".

Ma nelle intercettazioni in mano ai carabinieri che sono riusciti a bloccare lo scatenarsi di una faida, c'è anche altro. La necessità di raccogliere soldi e quanto serve per sostenere le famiglie mafiose.

Gli otto arresti di oggi sono il risultato di un'indagine avviata nel gennaio 2013 che ha consentito di disegnare l'organigramma dei sodalizi criminali tra le famiglie di Porta Nuova, Palermo centro e Borgo Vecchio. Permettendo di ricostruire come operava l'intera consorteria, sempre pronta a riorganizzarsi nonostante il blitz delle forze dell'ordine che di volta in volta ne decapitavano i vertici.