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Torino, fa ricoverare il figlio e tenta di ucciderlo con l'insulina: arrestata

La donna, di professione infermiera, potrebbe essere vittima di una malattia mentale, la sindrome di Munchausen, e aver agito per attirare lʼattenzione su di sé

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Aveva fatto ricoverare il figlio per iniettargli dosi insulina in modo da creargli una serie di sintomi che potevano essere scambiati per malattie gravissime. Un'infermiera di 42 anni, residente nel Torinese, ha rischiato di uccidere il bimbo per compiacere i medici, dei quali voleva attirare l'attenzione. E' stata arrestata per tentato omicidio ma la donna potrebbe essere vittima di una malattia mentale: la "sindrome di Munchhausen per procura".

Smascherata dalle telecamere - I medici si sono insospettiti perché, ogni volta che la madre andava a trovarlo, il bambino si aggravava. Allertata la procura, come riferisce La Stampa, sono state piazzate delle telecamere nascoste nella camera del piccolo e si è così scoperta l'incredibile verità. La donna, quando era sicura di non essere vista dai colleghi, manometteva la flebo inserendo insulina.

Le dosi di insulina iniettate non erano letali, ma sufficienti a creare uno stato di evidente malessere. Negli ultimi tempi si era formato un edema cerebrale. Ora la donna, che è stata arrestata e portata in carcere, è accusata di tentato omicidio, ma non è escluso che verrà sottoposta a una perizia psichiatrica per accertare se soffra o meno della "sindrome di Munchausen per procura".

Cos'è la sindrome di Munchausen - La "sindrome di Munchausen per procura", ossia l'abuso che deriva dalla troppa cura, è un disturbo mentale che porta le madri ad arrecare un danno fisico al figlio per attirare l'attenzione su di sé. Il bambino viene usato quindi per appagare un desiderio, inconscio, del genitore di mettere in atto un dramma personale e rinforzare la loro relazione con medici o ambiente ospedaliero. Il genitore, in particolare la madre, inventa sintomi e malattie per curare le quali sottopone il figlio ad un'infinità di accertamenti medici e diagnostici, spesso invasivi, inutili e ingiustificati. In America il fenomeno risulta essere ormai diffuso quasi quanto gli abusi sessuali in famiglia; in Italia lo hanno studiato per primi tre docenti dell' Università di Milano (un medico legale, Andrea Gentilomo; una criminologa, Isabella Merzagora; e una psichiatra, Chiara Oggiomini). Un elemento che rende questo abuso poco identificabile è il fatto che le madri che esercitano questo tipo di violenza sono all'apparenza particolarmente sollecite e attente al loro bambino.

Ciò trae in inganno anche i medici che difficilmente arrivano a pensare che sia stata invece proprio la madre ad avvelenare o soffocare il figlio o indirettamente ne abbia causato addirittura la morte. La sindrome, che prende il nome dal barone von Munchausen, un nobile mercenario tedesco del XVIII secolo famoso per le sue bugie, è detta 'per procura' perché i sintomi delle immaginarie malattie sono proiettate dalla madre sui figli. Il bambino vittima di questa forma di abuso rischia seri danni fisici e psicologici e, spesso, la vita. La madre che esercita questo tipo di violenza ha forti disturbi della personalità di tipo isterico o narcisistico, sottopone il figlio ad esami diagnostici che spesso altera per convincere i medici della presenza di una patologia e gli somministra farmaci che nessuno ha mai prescritto al bambino. Gli esperti hanno inoltre scoperto come la sindrome abbia delle caratteristiche "seriali". Una madre "Munchausen" arriva spesso a spostare la sua attenzione patologica da un figlio all'altro, di preferenza all' ultimo nato.