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Nigeriano ucciso a Fermo, ematomi e lesioni su corpo ultrà fermato

Lʼavvocato: "Eʼ molto provato, sia a livello psicologico sia per il dolore fisico". Sabato manifestazione dei centri sociali a Fermo

Amedeo Mancini, il 39enne fermato per l'omicidio preterintenzionale con l'aggravante razzista del rifugiato nigeriano Emmanuel Chibi Namdi, "ha un grosso ematoma sul costato che gli provoca forti dolori".

Lo ha detto l'avvocato Francesco De Minicis, sottolineando che l'uomo, ultrà della Fermana, "ha anche una ferita ad un braccio che potrebbe essere un morso o una sprangata, oltre a varie lesioni più lievi in altre parti del corpo".

Le lesioni sono state oggetto di un accertamento irripetibile condotto nell'infermeria del carcere. De Minicis ha detto di aver trovato il suo assistito "molto provato" sia perché "a causa del dolore al costato non ha chiuso occhio tutta la notte", sia perché è "assolutamente distrutto dal punto di vista psicologico". "E' un ragazzo semplice - ha aggiunto il legale - e credo che questo tristissimo evento lo abbia colpito e che abbia capito che è mancata una vita, anche se contro la volontà di Mancini".

Intanto spunta, dal fascicolo difensivo del 39enne, un'immagine nella quale si vede il nigeriano con una maglietta viola seduto sul marciapiede e sorretto da alcuni amici davanti alla moglie Chinyery con un vestito bianco e nero; in primo piano Amedeo Mancini, con una canotta rosso scuro con una mano poggiata al braccio sinistro. L'immagine della canotta non è chiara ma, secondo alcuni testimoni, riporta il simbolo di una band di estrema destra. "Il mio assistito - dice però l'avvocato Francesco De Minicis - ha sempre sostenuto di non avere simpatie di destra e di non sapere che quella band avesse quella collocazione politica".

I militati dei centri sociali, nel frattempo, hanno annunciato per sabato una manifestazione. "Saremo a Fermo per manifestare rabbia e indignazione di fronte all'ennesima violenza omicida razzista e fascista. Emmanuel era uno dei tanti che fuggono da guerre, oppressione, povertà causate da quello stesso potere globale che nei nostri territori semina disoccupazione, precarietà, distruzione dei diritti", dicono i Centri Sociali delle Marche, l'Ambasciata dei diritti Marche e Ya Basta.

"Pur patendo sofferenze indicibili con la propria compagna - scrivono i centri sociali - Emmanuel era riuscito a trovare a Fermo chi lo aveva accolto e parzialmente inserito nel contesto sociale. Ma ha dovuto fare i conti con chi fa del razzismo, del fascismo e dell'odio contro gli immigrati una pratica quotidiana. L'individuo che ha provocato e poi pestato a morte Emmanuel, non è uno 'sbandato', una 'testa calda' da stadio. E' un militante di Casa Pound, cioè di quell'organizzazione fascista tristemente nota in tutta Itala per le ripetute aggressioni nei confronti di antifascisti, militanti di sinistra, immigrati".