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Killer del catamarano, preso dopo due anni di fuga in Portogallo

Nel giugno del 1988 uccise la skipper Annarita Curina per rubarle lʼimbarcazione. Nel 1991 la condanna definitiva allʼergastolo

La polizia di Ancona ha arrestato Filippo Antonio De Cristofaro, il latitante condannato all'ergastolo nel 1988 (in via definitiva nel 1991) per l'omicidio di Annarita Curina, 34enne skipper pesarese.

De Cristofaro, che uccise la donna per appropriarsi del suo catamarano, si trovava in Portogallo. Era in fuga dal 2014. L'uomo fu accusato anche di occultamento di cadavere: il corpo fu zavorrato con un'ancora di 17 chili e trovato da alcuni pescatori.

La cattura di De Cristofaro, condannato nel 1991, in via definitiva, alla pena dell`ergastolo per omicidio e occultamento di cadavere è stata possibile grazie alla cooperazione tra i poliziotti della Squadra Mobile di Ancona, quelli dello S.C.O. della polizia, i nuclei speciali della Polizia portoghese ed il coordinamento di Eurojust. Durante le indagini sulla fuga sono emersi elementi utili per indagare almeno due persone.

Viaggiava sotto falso nome - Baffi, pizzetto, capelli corti, con indosso una maglietta a fiori, pantaloncini corti e scarpe da tennis marroni uguali (o forse erano le stesse) a quelle calzate due anni fa al momento dell'evasione durante un permesso premio a Portoferraio. Aveva un aspetto "anonimo" al momento dell'arresto a Sintra in Portogallo, Filippo Antonio De Cristofaro che usava un'identità falsa, quella del fantomatico Andrea Bertone.

Aveva con sé 5.900 euro in contanti - Il killer del catamarano è apparso sorpreso dal controllo degli agenti ma, dopo un tentativo di negare la propria vera identità, si è "sciolto" in una risata "liberatoria o più probabilmente nervosa - secondo il capo della Squadra Mobile di Ancona Virgilio Russo - e si è anche complimentato con i poliziotti". Quando è stato fermato, De Cristofaro viaggiava in treno verso Lisbona. Aveva con sé, oltre a 5.900 euro in contanti, un passaporto, una carta d'identità e una patente nautica, tutti falsi e intestati al nome appunto di Andrea Bertone.

La storia - Il 28 giugno 1988 il peschereccio "Azzurra '83", al largo di Senigallia (Ancona), recupera nelle proprie reti un corpo, avvolto in una coperta e zavorrato da un'ancora legata alle caviglie. Comincia così quello che per tutta quell'estate sarà il "giallo del catamarano", dove la rocambolesca fuga di Filippo De Cristofaro, 34 anni, e della compagna olandese Diana Beyer, 17 anni, oscurerà mediaticamente la morte della povera Annarita Curina, la skipper che aveva affittato la propria barca, l'Arx, ai suoi carnefici.

Il sogno di mollare tutto - Il gruppetto salpa dal porto di Pesaro nella tarda mattinata del 10 giugno, meta: Ibiza. Ma per Annarita, che li deve accompagnare lì, il viaggio si interrompe molto prima: subito dopo colazione, quel giorno stesso, viene stordita con del "Valium" e massacrata a colpi di machete. Tragicamente banale il movente: Pippo e l'olandesina vogliono mollare tutto e andarsene in Polinesia, senza assilli di lavoro lui, che per vivere fa il ballerino, e per dedicarsi senza pressioni esterne alla loro storia d'amore, nata quando Diana aveva solo 13 anni.

Per farlo, il Rambo dei mari e la bionda Lolita, come i giornali dell'epoca li definiscono, decidono di rubare il catamarano, il mezzo necessario per il loro sogno. Mentre inizia la folle fuga della coppia il corpo di Annarita viene identificato, ed è subito chiaro cosa è accaduto sulla barca.

Che, intanto, fa una prima tappa nel porto turistico di Porto San Giorgio, dove viene cambiato il nome da 'Arx' in 'Fly2' e dove sale a bordo un amico olandese dei due, Pieter Gronendijk, un biondo quasi albino che non passa inosservato, anche perché ha con sè un pastore tedesco. Il terzetto riparte e tocca vari porti italiani, con le forze di polizia alle calcagna. Viene addirittura avvistato e immortalato da un turista a San Vito Lo Capo, e si vede chiaramente che a bordo sono in tre, più il cane.

Il macabro delitto - Il giallo si infittisce, si fanno molte ipotesi, tra cui quella di un traffico di stupefacenti. Ma la verità è, nel suo nudo orrore, molto più semplice. Passano i giorni e il catamarano sembra imprendibile. Alla fine, però, arriva al capolinea. In Tunisia i tre tentano ancora una fuga a cavallo, ultimo tocco "romantico" del viaggio disperato prima che scattino le manette e venga a galla tutta la storia nei suoi aspetti più truci. Al processo, Pippo si difenderà dicendo che Diana, gelosa di Annarita, l'avrebbe stordita mettendole del Valium nel caffé per poi accoltellarla a un fianco. Ma Annarita è solo ferita, e per non mettere nei guai la sua ragazza dovrà pensarci lui, finendo la skipper con un machete. Lei dirà di aver colpito la donna "per amore" di Pippo, anzi, "Philip", come lo chiamava lei, succube di quell'uomo seducente più grande di lei.

Un rapporto che una foto scattata il 19 luglio 1988, al momento dell'arresto, sembra descrivere alla perfezione: lui che la tiene per mano e lei, aria vulnerabile da bambina, che si appoggia alla spalla del "Rambo" ormai vinto scivolando quasi dentro la sua magliettina nera su cui spicca una scritta maliziosa e fatale: "Italians do it better", gli italiani lo fanno meglio.

La condanna definitiva e le evasioni - Nel 1991 arriva la condanna definitiva all'ergastolo per De Cristofaro. Ma di passare la vita in galera non ci pensa. Nel 2007 tenta una prima fuga dal carcere di Opera ma dopo un mese è stato rintracciato ad Utrecht, città di Diana (che nel frattempo di è rifatta una vita, sposandosi e avendo tre figli). Il 21 aprile del 2014, approfittando di un permesso premio, si dà alla macchia. E questa volta riesce a sfuggire alle maglie della giustizia per tre anni. Fino ad oggi.

Ex compagna del killer: "Sono molto felice" - "Nooo, davvero? Sono così felice!!! grazie...". Così Diana Beyer in un sms inviato al difensore, l'avv. Marina Magistrelli, che l'ha informata dell'arresto di Filippo De Cristofaro, il suo ex compagno e complice nel delitto del catamarano. Diana, 44 anni, tre figli, il più piccolo dei quali ha 11 anni, vive in Olanda, non ha più rivisto De Cristofaro, ma, ricorda il legale, "ha ancora molta paura di lui". "Oggi ci siamo parlate più volte al telefono, e lei quasi non credeva alla notizia dell'arresto".