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"Mio fratello Ivan Pegan sparito in Albania da due anni": il racconto della sorella

Non si hanno più notizie dal giugno 2013 del 43enne di Fano. La sua storia sembra un giallo, ma è un vero e proprio dramma per la famiglia. L'intervista di Tgcom24

Questa storia sembra uscita dalla penna di un giallista: ci sono di mezzo un amore virtuale, una misteriosa sparizione, un'altrettanto misteriosa donna dalle molteplici identità, un nome che spunta inaspettatamente in una lista, un hard disk scomparso, un piccolo intrigo internazionale.

Sembra un giallo invece è un dramma, quello della famiglia Pegan, che ormai da quasi due anni non ha notizie di Ivan Angelo, 43 anni, di Fano, scomparso in Albania nel giugno del 2013. La sorella Barbara solo pochi giorni fa ha ricevuto una notizia che potrebbe contribuire a fare chiarezza sulla vicenda, ma per parecchi mesi ha lottato da sola alla ricerca della verità. A Tgcom24 racconta cosa è successo.

"Mio fratello Ivan Pegan sparito in Albania da due anni": il racconto della sorella

Torniamo a quell'aprile del 2013...
Mio fratello Ivan Angelo conosce in chat una donna albanese di nome Alba. Parlano spesso su Skype e decidono di incontrarsi a Tirana proprio nell'aprile di due anni fa. Ivan si presenta alla famiglia di Alba, i due si vogliono bene e pensano di sposarsi. Lui decide di tornare in Albania a giugno per rimanere lì per un mese in vacanza.

Tutto sembrava andare per il meglio, insomma...
Nessun problema fino a pochi giorni prima della partenza, quando Ivan si rende conto di qualcosa. In una mail inviata alla donna dice di aver scoperto i suoi traffici e di aver capito come mai lei le avesse chiesto copia del passaporto. La definisce una criminale informatica.

Cos'era successo?
Penso che Ivan avesse scoperto in rete qualcosa di inaspettato su Alba. Non so riguardo a cosa, abbiamo anche ipotizzato un traffico di furti di documenti o forse addirittura di identità. Sappiamo che in Albania in quel periodo ci sono stati casi analoghi.

Però Ivan parte lo stesso. Come organizza questo secondo viaggio in Albania?
Parte da Ancona con il traghetto il 14 giugno 2013 per chiarire la situazione, con in tasca un biglietto di ritorno per il 23 giugno già acquistato. Dice a tutti che sarebbe tornato a breve, pensi che aveva lasciato la spesa in frigo e la cagnolina a pensione.

Ma Ivan non torna più...
Infatti. La sua auto viene ritrovata in un parcheggio a pagamento davanti al porto di Ancona. La sua ultima traccia è un piccolo prelievo bancario fatto a Tirana il 22 giugno con il suo bancomat internazionale. Da quel giorno non risponde più né al cellulare né all'indirizzo mail.

E Alba?
In quei giorni chiamava ripetutamente anche di notte gli amici comuni in Italia dicendo che non trovava più Ivan e che era successo qualcosa di grave. Quando l'abbiamo sentita al telefono, ha confermato di averlo incontrato e di aver litigato in modo concitato con lui in un bar a Tirana, anche se ha detto di non poter dire nè il nome del locale dove avevano avuto il battibecco nè dove mio fratello aveva dormito quelle notti.
 

ivan pegan
tgcom24

Vi ha fatto avere qualche effetto personale di Ivan?
Su nostra richiesta ci ha consegnato una delle borse da viaggio di mio fratello contenente il suo pc portatile. Stranamente era però scomparso l'hard disk. La donna ha dato due versioni discordanti su come sia venuta in possesso di quel pc e del motivo per cui la memoria risulta asportata.

Cioè?
Al telefono in una prima versione ha dichiarato che Ivan arrabbiato con lei avrebbe rotto il portatile, che risultava inutilizzabile. In una seconda telefonata ha raccontato che prima di allontanarsi dal bar avrebbe asportato la memoria -azione questa che richiede alcuni minuti e un cacciavite- e che il barista conoscendola le avrebbe consegnato il pc alcuni giorni dopo accorgendosi che Ivan lo aveva lasciato lì. Ha anche raccontato che mio fratello avrebbe lasciato in taxi la pensione dove dormiva a mezzanotte dichiarando di andare a trovare un amico in ospedale. Dichiara anche che Ivan sarebbe stato in compagnia di un altro italiano e che successivamente le avrebbe inviato svariati sms al cellulare. Lei li conservava ancora, le ho chiesto allora di inoltrarmeli ma non sono mai arrivati.

C'è da fidarsi di Alba?
Non lo so. Più avanti avremmo scoperto che gestisce molti profili su Facebook e che utilizza vari pseudonimi. Questo però non è certo un reato. Non abbiamo mai dichiarato che Ivan sia scomparso per causa sua ma sicuramente lei è informata di alcuni elementi che non ci ha rivelato, dimostrandosi poco collaborativa. Se come lei stessa ha detto gli voleva bene, avrebbe dovuto aiutarci. Ha ribadito più volte che per lei il valore della famiglia è basilare... ma il dolore straziante di una sorella, quello non l'ha capito! A meno che non abbia paura di parlare.

A chi vi siete rivolti per le indagini?
Noi abbiamo fatto denuncia di scomparsa presso la stazione dei Carabinieri di Fano. Le indagini sul territorio italiano non hanno però dato ovviamente alcun esito.

E la polizia albanese?
Da loro, tramite l'Ambasciata italiana a Tirana, ci era giunta, un anno dopo la scomparsa, la notizia che Ivan era uscito dall'Albania da Durazzo diretto verso Bari. I dati del suo documento erano però incompleti e incongruenti con le partenze dei traghetti per l'Italia.

Lei si è mai recata in Albania per fare chiarezza?
Certamente, nell'ottobre dello scorso anno sono stata a Tirana a colloquio con il ministro dell'Interno albanese Saimir Tahiri che mi ha fatto accompagnare presso la Direzione Generale di Polizia e poi presso il Dipartimento per il Crimine e i fatti gravi della Capitale per sporgere denuncia. Lì mi hanno detto di non conoscere il caso ma mi hanno assicurato che avrebbero fatto partire indagini serie.

Cosa le hanno detto del famoso traghetto per Bari?
Mi hanno mostrato una lista di passeggeri diretti da Durazzo in Puglia dove in effetti c'era il nominativo di mio fratello. Ma dei nomi su quella lista non abbiamo mai avuto conferme in Italia. La nostra polizia di frontiera ha fatto ulteriori controlli sugli elenchi dei passeggeri dei traghetti per Bari e per Ancona e il nome di mio fratello non era presente. Ma c'era un particolare inquietante...

Ossia?
Nella lista dei passeggeri per Ancona il nome di Ivan non era scritto nelle liste ricevute in tempo reale all'arrivo del traghetto, ma appariva inserito all'ultimo posto quando le stesse liste erano state richieste dalla polizia di frontiera italiana un anno dopo per i controlli ufficiali sul caso.

Intanto il tempo passa...
Sì, la battaglia per la ricerca della verità si è dimostrata lunga e difficoltosa e devo ringraziare l' Associazione Penelope Marche che è stata sempre particolarmente vicina alla nostra famiglia. Nell'autunno del 2014 è stata presentata in Italia un'interrogazione parlamentare sul caso, alla quale attendiamo ancora risposta dal ministro Alfano. E' stato lanciato anche un appello dalla televisione albanese. Un quotidiano sempre in Albania ha scritto che presso la Procura di Tirana era stato aperto un fascicolo per presunto omicidio ma le autorità albanesi hanno smentito. La Procura di Pesaro, che ha aperto subito un fascicolo per scomparsa, ha dichiarato di non avere giurisdizione territoriale e attende dall' estero l'apertura di un procedimento penale. Alba nel frattempo non risulta più reperibile né al telefono né all'indirizzo che aveva fornito a Ivan.

E ora cosa è successo?
E' notizia di questi giorni che la Procura di Tirana abbia aperto un procedimento penale per omicidio ai danni di mio fratello in data 17 febbraio 2015. Ora mi aspetto che in Italia gli organismi istituzionali preposti attivino in sinergia un'incisiva azione di pressing nei confronti dell'Albania, Paese con il quale abbiamo patti bilaterali anche di collaborazione tra le Polizie e al quale abbiamo fornito ingenti aiuti economici dal 1997 ad oggi. L'Albania inoltre ha ottenuto recentemente lo status di candidata per entrare nell'Ue: dimostri in questo caso un' attività investigativa adeguata agli standard europei.

Ma lei che idea si è fatta di tutta la vicenda?
Temo davvero che Ivan sia stato vittima di qualcosa di grave che gli ha impedito di tornare a casa da chi gli vuole bene veramente. E' in nome di questo amore che non smetterò mai di cercare la verità.