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Madre Aldrovandi: "Il taser non c'entra, Federico è morto per le botte"

"Il taser - sottolinea Patrizia Moretti - è unʼarma: il problema è la formazione e la cultura dei rapporti con le persone di chi usa strumenti che possono essere letali"

Madre Aldrovandi:
ansa

Federico Aldrovandi è morto "perché hanno continuato a pestarlo, schiacciarlo e dargli calci in testa quando era già stato immobilizzato e chiedeva aiuto".

Così replica Patrizia Moretti, la madre del giovane ucciso dalla polizia nel 2005, al questore di Ferrara secondo cui, se ci fosse stato il taser, il ragazzo sarebbe ancora vivo. "Mi dispiace - conclude - che si possa giustificare uno strumento così pericoloso con un paragone che non ha senso".

"Il taser - sottolinea Patrizia Moretti - è un'arma: il problema è la formazione e la cultura dei rapporti con le persone di chi usa strumenti che possono essere letali". La donna contesta anche l'affermazione secondo cui i poliziotti, quella sera del 2005, dovettero usare i manganelli "per fermare un giovane agitatissimo di un metro e 90". "Federico era alto un metro e 75 e pesava 60 chili - ricorda la madre -, evidentemente l'ex questore di Ferrara non si è informato bene, poteva almeno leggere le carte".

Lapidario il padre di Federico, Lino Aldrovandi, che parlando con Repubblica replica: "Mi viene da pensare che quella maledetta mattina il taser non sarebbe stato da usare su Federico, ma su chi lo stava uccidendo 'senza una ragione'".