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Yara "puntata" da Bossetti in un super Anche un bancomat inguaia lʼuomo

Emergono nuovi dettagli sui movimenti dellʼuomo accusato di avere ucciso la ragazzina di Brembate. Intanto il pm chiude le indagini: contestati al muratore lʼomicidio volontario aggravato e la calunnia

massimo bossetti yara
ansa

Emergono nuove indiscrezioni su Massimo Bossetti, l'uomo accusato di avere ucciso Yara Gambirasio a Brembate nel 2010. Nelle intercettazioni dei colloqui con la moglie in carcere, emergono i dubbi della donna ("non mi hai mai detto cosa hai fatto quella sera") mentre pare che l'uomo alcuni giorni dopo il rapimento della ragazza (che avrebbe puntato in un supermercato) abbia prelevato, per la prima e unica volta, al bancomat di fronte a casa Gambirasio.

Chiusa l'inchiesta su Bossetti - Giovedì, esattamente quattro anni dopo il ritrovamento del corpo di Yara nel campo di Chignolo d'Isola, il pm Letizia Ruggeri ha notificato al difensore di Bossetti l'avviso di conclusione delle indagini preliminari. Due i reati contestati al muratore di Mapello. Il più grave, l'omicidio volontario aggravato, con le aggravanti di aver "adoperato sevizie e aver agito con crudeltà" e di aver "approfittato di circostanze di tempo (in ore serali/notturne), di luogo (in un campo isolato) e di persona (un uomo adulto contro un'adolescente di 13 anni) tali da ostacolare la pubblica e privata difesa". Ma anche la calunnia nei confronti di uno dei suoi colleghi: in un interrogatorio, Bossetti lo avrebbe accusato dell'omicidio.

Una nuova teste contro il muratore - Dalle carte emerge intanto una nuova testimonianza contro il presunto assassino di Yara. La stessa donna che tempo fa raccontò di aver visto Bossetti in un'auto nei pressi della palestra in compagnia di una ragazzina, forse proprio la vittima, ha rivelato che qualche giorno dopo vide l'uomo in un supermercato frequentato proprio da Yara. Qui potrebbe essersi accorto di lei.

Il prelievo al bancomat di via Rampinelli - Il 4 dicembre 2010, circa una settimana dopo la scomparsa di Yara, Bossetti prelevò al bancomat nei pressi dell'abitazione della ragazzina, in via Rampinelli, presidiata in quelle ore da decine di giornalisti. Fu il suo unico prelievo a quello sportello. Secondo gli inquirenti potrebbe aver voluto controllare da vicino la situazione per capire l'evolversi delle indagini. Secondo la difesa, invece, si sarebbe fermato prima di andare dal suo commercialista. Ma quel mese Bossetti non rilasciò alcuna fattura.

I dubbi della moglie - Le intercettazioni confermano poi i dubbi di Marita Comi, la moglie di Bossetti. In una registrazione ambientale durante un loro colloquio nel carcere di Bergamo, riportata dal Corriere della Sera, i due parlano della sera della scomparsa di Yara. "Ti ricordi cosa hai fatto?", chiede lei. "Secondo te mi ricordo?", replica Bossetti. Ma dopo poco l'uomo dice: "Sono sicuro che il telefono era scarico... ho cercato di accenderlo quando ho visto Massi che girava intorno all'edicola". "Ti ricordi che eri li - sottolinea la moglie - Vedi? Come fai a ricordarti che è il giorno in cui hai salutato Massi? Vuol dire che ti ricordi quel giorno di novembre".

I pianti a comando e le bugie facili - La donna sembra trovarsi davanti un uomo a lei sconosciuto, uno capace di "piangere a comando", soprannominato "il favola" dai colleghi per le tante bugie che raccontava senza problemi. Una di queste, per allontanarsi dal cantiere, particolarmente macabra: "Ma vai a dirgli che avevi un tumore al cervello - gli dice la donna, in una delle intercettazioni riportate da Repubblica - Ma che palle racconti! Hanno detto che piangevi (...) questa è una cosa negativa, ti va contro".

Quel dettaglio sul campo di Chignolo - In un altro incontro con la donna, Bossetti parla del campo di Chignolo d'Isola, dove poi fu trovato il corpo di Yara. "Il 26 novembre pioveva o nevicava, il campo era coperto di fango", dice. Un dettaglio che non è sfuggito agli investigatori e che fornisce l'impressione che il muratore ci fosse stato proprio quella notte.