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Rogo alla periferia di Milano, l'assessore all'ambiente: "Da Arpa dati tranquillizzanti"

Raffaele Cattaneo rassicura sulla presenza della diossina: "Di gran lunga inferiore ad altri casi". Nessuna certezza invece sul presunto stoccaggio illecito

"Dai dati emersi dai campionamenti dell'Arpa dopo l'incendio alla periferia di Milano emergono dati tranquillizzanti" per quanto riguarda la presenza di sostanze nocive nell'aria.

Lo ha assicurato l'assessore regionale all'Ambiente, Raffaele Cattaneo. Sulla diossina, poi, Cattaneo ha aggiunto che la sua presenza è stata "in questo caso di gran lunga inferiore ad altri casi". I valori della diossina sono alterati ma non pericolosi per la salute.

Dall'inizio del rogo della scorsa notte, Arpa ha inoltre costantemente proseguito con i monitoraggi degli inquinanti “tradizionali”, attesi nei casi di incendio fra i quali, ad esempio, monossido di carbonio, ammoniaca, acido solfidrico, anidride solforosa e ossidi di azoto. Già nelle prime ore , le strumentazioni di pronto intervento a risposta immediata, avevano escluso valori anomali di queste sostanze nell'aria della zona interessata dall'incendio.

L'andamento di questi inquinanti è inoltre particolarmente legato alle condizioni meteo, che quella notte erano favorevoli alla dispersione della colonna di fumo verso l'alto. Nei giorni seguenti poi, le misure si sono estese anche in altri punti della città - fra i quali le stazioni della linea M1 Lotto, Wagner e Buonarroti - in base alle segnalazioni di forti esalazioni di bruciato da parte dei cittadini. I monitoraggi hanno confermato l'assenza di valori anomali, nonostante il disagio e la presenza di odori sicuramente riferibili all'incendio.

Nessuna certezza su stoccaggio illecito. Dalle indagini della Procura di Milano un quadro complesso sta emergendo sul fronte delle autorizzazioni necessarie a stoccare i rifiuti che erano presenti nel capannone andato a fuoco. Non è certo, infatti, come invece era sembrato nei primi momenti, che Ipb Italia non avesse il via libera per stoccare quelle migliaia di metri cubi di materiali nel capannone. Stando a quanto risulta agli inquirenti, infatti, Ipb Italia, a cui Ipb srl aveva ceduto il ramo d'azienda, poteva avvalersi dell'autorizzazione in capo a Ipb srl, proprio in virtù della cessione e almeno fino al prossimo 24 ottobre (per quella data c'era una fideiussione in scadenza per Ipb Italia).