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Milano, vendevano squillo insieme al pezzo di marciapiede che occupavano

Sgominata una banda di "protettori", quasi tutti di etnia rom

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-afp

La polizia di Milano ha sgominato un gruppo di criminali dedito allo sfruttamento della prostituzione. I "protettori" vendevano le ragazze, alcune delle quali di 13 e 14 anni, insieme al pezzo di marciapiede che occupavano. Oltre che una parte dei guadagni, i malviventi chiedevano alle giovani anche un fisso per "l'occupazione" della strada. L'ordinanza di custodia cautelare ha riguardato 19 soggetti, quasi tutti romeni di etnia rom.

Comprare una ragazza costava dai 3.000 ai 7.000 euro, a seconda della tipologia di rapporti che questa accettava di avere con i clienti e della sua disponibilità a lavorare anche durante la malattia. A volte le giovani e giovanissime erano convinte a venire in Italia con la scusa di una relazione amorosa che poi si trasformava in prigionia. Dalle intercettazioni è emerso che gli sfruttatori chiamavano le ragazze "capre", perché non erano rom.

Le violenze erano di tipo psicologico e fisico, con ripetuti stupri di gruppo e ferite evidenti anche sul volto, come nel caso di una ragazza sfregiata dopo aver tentato di ribellarsi. Durante la perquisizione di un campo abusivo a Muggiano gli investigatori hanno trovato cinque ragazze rinchiuse in una baracca nascosta all'interno di un'altra catapecchia dalla quale si poteva accedere solo attraverso una piccola porta occultata. A controllarle c'era un membro della banda, soprannominato "il pazzo" per i suoi metodi risoluti.

Il prezzo della postazione occupata in strada variava invece dai 200 ai 500 euro a settimana. Per guadagnare di più e andare incontro alle richieste dei clienti, gli aguzzini obbligavano le prostitute ad avere rapporti non protetti. Due di loro hanno continuato a lavorare anche avendo contratto l'Hiv, un'altra è tornata al marciapiede pochi giorni dopo aver abortito. Le prestazioni erano consumate anche in un albergo, l'Alessander, sequestrato nel corso dell'operazione perché il proprietario italiano era connivente e forniva camere a prezzo ridotto e senza registrazione.

A capo dell'organizzazione c'erano due fratelli, Laurentiu e Ionut Calin, rispettivamente di 25 e 29 anni. Gli altri arrestati sono tutti legati da parentela, a esclusione di Zef Bacaj, albanese di 25 anni che comandava un gruppo rivale, e due italiani di 73 e 74 anni che da clienti sono stati ingaggiati come autisti delle prostitute in cambio di rapporti sessuali. Gli investigatori hanno prove dell'attività del gruppo dal 2007 ma ritengono che i primi passi siano degli inizi del 2000. Molti dei soldi incassati in questi anni sono stati investiti nell'acquisto di proprietà in Romania.