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Milano, maxi-riciclaggio nella Chinatown: 2,7 miliardi di euro illeciti trasferiti in Cina, 1 fermo e 2 arresti

Tra i coinvolti anche un romano di 41 anni, ora ai domiciliari. I reati contestati vanno dalla associazione per delinquere per abusiva attività finanziaria ad altri importanti reati fiscali

Milano, maxi-riciclaggio nella Chinatown: 2,7 miliardi di euro illeciti trasferiti in Cina, 1 fermo e 2 arresti - foto 1
lapresse

Un caso di maxi-riciclaggio da 2,7 miliardi di euro è finito nel mirino della Procura di Milano, che ha proceduto a fermare una persona originaria del Paraguay e a porre ai domiciliari un italiano e un cinese.

Il business, venuto alla luce nella Chinatown milanese, deriverebbe da attività illecita della comunità cinese nel capoluogo lombardo, con trasferimenti di soldi in Cina attraverso agenzie abusive e società con base a Londra.

L'inchiesta ha portato, tra il 24 e il 29 novembre scorso, al fermo del paraguaiano Javier Ronald Abbate Baddouh, 42 anni, che viveva a Milano, e ad un'ordinanza di arresti domiciliari per Luigi Del Principe, romano di 41 anni, e per Jiaqui Liu, cinese di 29 anni. Risultano indagati anche altri soggetti italiani. I reati contestati sono associazione per delinquere finalizzata all'abusivo esercizio di attività finanziaria, abusiva prestazione di servizi di pagamento, riciclaggio, autoriciclaggio e reati fiscali.

L'inchiesta avrebbe accertato "l'illecito trasferimento di elevati volumi di denaro contante di origine delittuosa provenienti dalla comunità cinese presente in Italia". Per far ciò, sarebbero state utilizzate società con sede in Inghilterra che avrebbero svolto "l'attività di direzione e controllo del sistema di trasferimento del denaro", oltre ad agenzie di money transfer abusive con base nella Chinatown di Milano.

Le indagini sono cominciate in seguito ad un esposto anonimo che indicava "l'esistenza di un'organizzazione criminale creata dalla criminalità cinese, operante in tutto il territorio nazionale, finalizzata al trasferimento" di soldi nel Paese orientale. Ha collaborato all'indagine anche l'Unità di informazione finanziaria di Bankitalia.