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Milano,Moutaharrik: volevo aiutare bimbi in Siria non fare attentato

Primi interrogatori di garanzia davanti al Gip. Gli accusati respingono le accuse: "Non apparteniamo allʼIsis"

"Vedendo le immagini dei bambini martoriati volevo andare in Siria ad aiutare la popolazione e non arruolarmi nell'esercito dell'Isis".

E' quello che ha detto Abderrahim Moutaharrik uno degli arrestati la scorsa settimana per sospetti legami terroristici, davanti al gip Manuela Cannavale. L'uomo si è difeso, così come la moglie, spiegando che non avrebbe organizzato un attentato in Italia dove vive da 16 anni.

Nell'interrogatorio di garanzia, nel carcere milanese di San Vittore davanti al Gip di Milano Manuela Cannavale e a Pm Enrico Pavone e Francesco Caiani, il presunto terrorista ha sostenuto di non avere fatto, da un punto di vista concreto, nulla di male. D'accordo il suo legale, l'avvocato Francesco Pesce: "Dalle intercettazioni è emersa la sua volontà di andare in Siria - ha detto il legale al termine dell'interrogatorio - ma alla fine nulla sarebbe stato fatto".

Interrogati anche Abderrahmane Khachia (pure lui difeso d'ufficio dall'avvocato Pesce) e Wafa Khraichi. Stando all'accusa ipotizzata nei loro confronti dagli inquirenti milanesi coordinati dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, stavano pianificando un attentato da compiere a Roma, all'ambasciata di Israele oppure in Vaticano.

Moutaharrik e la moglie Bencharrki, ha spiegato il legale, risponderanno alle domande del giudice nel tentativo di chiarire la propria posizione. Alla domanda se i due presunti jihadisti intendano dichiararsi estranei dalle accuse che vengono loro contestate, l'avvocato Pesce ha replicato: "Estranei non proprio, ma oggi c'è l'interrogatorio di garanzia e spiegheranno tutto". Non è invece ancora chiaro se anche Khachia intenderà rispondere alle domande del giudice per difendersi. L'avvocato Pesce ha assunto la sua difesa nelle ultime ore e non ha ancora avuto modo di "sondare" le sue intenzioni.

Khachia: al telefono ho esagerato, fanfaronate - "I miei al telefono erano solo discorsi esagerati. Non avevo intenzione di fare assolutamente nulla, non avrei fatto male a nessuno". Si è difeso così davanti al gip Abderrahmane Khachia. Il giovane, come ha riferito il suo difensore, l'avvocato Luca Bauccio, "ha solo detto delle parole in libertà. Non abbiamo elementi fattuali sui quali si può trovare un riscontro". Il legale che farà istanza di scarcerazione ha parlato del suo assistito come un ragazzo di 23 anni "con una vita normale che non corrisponde alla figura del terrorista e uno che in due mesi, si è scambiato alcuni messaggi ed è caduto in una situazione di cui non ha saputo capire la gravità o l'importanza e che ha sproloquiato al telefono".