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Garlasco, carabinieri: "Erano veri i graffi sul braccio di Alberto Stasi"

La deposizione di due carabinieri al processo bis per il delitto di Chiara Poggi. I due militari avevano fatto presente ai loro superiori che era necessario fare i rilievi, ma nessuno fotografò i graffi

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Non graffi "presunti", ma "graffi veri, freschi" e "all'interno dell'avambraccio sinistro" di Alberto Stasi, ma dei quali però non esistono foto. Dell'esistenza di quei due segni sospetti ne sono convinti due carabinieri chiamati a deporre al processo di Appello "bis" in cui Stasi è imputato per l'omicidio di Chiara Poggi. I due militari avevano fatto presente ai loro superiori che era necessario fare i rilievi, ma nessuno fotografò i graffi.

I due militari, sentiti con altri quattro testimoni, hanno raccontato quanto accaduto nel primo pomeriggio del 13 agosto 2007 quando, dopo che Alberto aveva scoperto il corpo senza vita di Chiara e si era precipitato in caserma a dare l'allarme, erano stati accompagnati dal giovane in via Pascoli. E proprio davanti alla villetta dei Poggi hanno notato quei due segni che hanno fatto pensare a una colluttazione. "Li hanno descritti come graffi freschi - ha riferito fuori dall'aula Paolo Reale, il cugino di Chiara e consulente informatico della parte civile - senza crosta. Avevano chiesto spiegazioni a Stasi e lui aveva riposto che era stato il suo cane". Una risposta che poi, "nella concitazione degli eventi di quel giorno - ha proseguito Reale - non era stata messa a verbale".

Così come, dopo che i due militari avevano fatto presente ai loro superiori gerarchici che era necessario fare i rilievi, nessuno ha poi fotografato quei graffi. Si è in sostanza scordati di quel particolare spuntato a distanza di sette anni dall'omicidio e che forse chi coordinava le indagini aveva sottovalutato, dando invece importanza a un capello (o pelo) rintracciato sulla maglia che l'ex studente bocconiano indossava e di cui esistono un paio di foto (quelle mostrate dalla stampa). Eppure i due brigadieri davanti alla Corte d'Assise d'Appello hanno ribadito - ha riportato Reale - che non si trattava "di graffi presunti, ma di graffi veri".

La questione bicicletta - Oltre alle deposizioni sui due "graffi", nel corso dell'udienza è stato sentito l'amministratore delegato della Atala il quale, in base ai documenti raccolti, ha spiegato che le 32 biciclette bordaux da donna "Umberto Dei" modello Giubileo (e da collezione) uscite dalla fabbrica tra il 2002 e il 2008 avevano i pedali Union 20. Pedali questi, come è stato accertato dalla parte civile che ipotizza un loro scambio, ritrovati invece sulla bici nera da donna sequestrata ad Alberto solo lo scorso aprile. In più, ha continuato il cugino di Chiara, dalle testimonianze è emerso che gli Stasi "avevano più bici di quelle che noi sappiamo", quella nera regalata nel 2004 e un'altra, sempre regalata da un fornitore del padre di Alberto nel 2005 di colore o nero o grigio o 'bicolor', "con un sellino con le molle e mi pare il portapacchi".

L'impronta - Infine in aula è stato sentito anche un ufficiale del Ris il quale ha accertato che l'impronta della suola a "pallini" (in realtà sono ovali) lasciata dall'assassino sul pavimento insanguinato della villa di via Pascoli e' quella di una scarpa "Frau" numero 42, compatibile con il numero di piede di Stasi, ma diversa dalle Geox che il giovane aveva acquistato più di un anno prima dell'omicidio (e che non sono mai state rintracciate) e dal modello sempre "Frau" ma invernale, e del numero 43, ritrovato nei suoi armadi. Al termine dell'udienza la difesa ha annunciato per il prossimo 13 novembre, quando si ritornerà in aula anche per sentire l'ultimo testimone, depositerà ulteriori memorie.