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Expo 2015, i lavori a sei mesi dal via

Parla il capomastro più esperto del cantiere: "Abbiamo costruito quanto due torri Eiffel"

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"Ad oggi abbiamo montato 12.500 tonnellate di carpenteria, quasi due volte la torre Eiffel".

Lo dice il decano del cantiere Expo, Romano Bigozzi, facendo il punto sui lavori a sei mesi esatti dall'inaugurazione, il 1 maggio 2015. Lui (che ha iniziato lavorando alla diga del Vajont e da allora si è occupato in tutto il mondo di grandi opere, inclusa l'alta velocità Milano-Bologna) è entrato a Expo nel 2009 "quando qui era tutto erba" e ha man mano visto il cantiere animarsi, nonostante la burocrazia, il cattivo tempo, e le vicende politiche e giudiziarie di cui non vuole parlare.

Expo 2015, i lavori a sei mesi dal via

Ma parla solo della sua materia, l'edilizia. Qui tra Rho e Pero adesso lavorano 1.050 imprese e 1.800 persone, "una Beirut". I turni sono serrati: nella parte dove le realizzazioni sono più indietro, cioè il Padiglione Italia (che include il cardo, cioè la strada di 450 metri che attraversa il sito da Nord a Sud, Palazzo Italia e tutti gli edifici del nostro Paese) si lavora ventiquattro ore al giorno; nel resto del cantiere i turni sono di venti ore al giorno. Lungo il Decumano, la via lunga 1700 metri che attraversa il sito da Est a Ovest, sono in costruzione i padiglioni delle singole nazioni e già si vedono alcune strutture, come quella a rombi di legno del Cile, o lo scheletro in metallo di quella d'Israele.

Quarantasei Stati sono già al lavoro in cantiere, e alla fine saranno almeno 53 con un loro edificio, record assoluto per un'esposizione universale. L'obiettivo è che concludano tutto entro la fine di marzo, inclusi gli allestimenti interni. Lungo il decumano - completamente ricoperto da vele che terranno i visitatori al riparo da sole e intemperie - si trovano anche i 9 cluster in cui sono ospitati, in base a un tema (come caffè o spezie) le nazioni che non hanno costruito una loro struttura. E poi ci sono gli edifici con i servizi, come i ristoranti.

All'ingresso ovest si intuiscono le forme dell'Expo center che ospiterà uffici di rappresentanza, Rai e sala congressi e del Padiglione zero, sorta di "museo" che introduce al tema dell'Expo (Nutrire il pianeta - energia per la vita). Ha preso forma ormai anche l'anfiteatro, per gli spettacoli all'aperto ed è quasi finito il lago, dove ora saranno posizionate 60 colonnine per gestire i getti d'acqua, con una arena che potrà ospitare 10 mila persone.

Se al centro del lago ci sarà o meno l'albero della vita - la struttura di 35 metri che dovrebbe essere l'icona del Padiglione Italia, e che è al centro di polemiche - Bignozzi non lo dice, preferisce ricordare i 180mila metri quadrati di strade finite, cioè quanto una dozzina di chilometri di autostrada, mostrare i lavori alla Cascina Triulza che ospiterà il terzo settore, spiegare che la maggior parte dei lavori per i Paesi sono fatti da aziende italiane, citare i 400 mila chili di vernice utilizzati, grazie a cui un'azienda in difficoltà "non ha chiuso e ha mantenuto tutti i dipendenti. Nella notte dell'8 novembre, poi, sarà posizionata la passerella che unisce l'Expo alla zona di Cascina Merlata passando sopra all'alta velocità e all'autostrada. Certo da fare ancora c'è tanto ma Bignozzi è ottimista. "Quando finiremo? Sicuramente il 30 aprile - sorride -, ma anche qualche tempo prima perché a un mese dall'apertura dovremo fare le prove".