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Giudici: "Chiara conosceva lʼassassino, Stasi lʼha massacrata facilmente"

Depositate dalla corte dʼAppello era "da eliminare dalla sua vita di ragazzo perbene". Chiara si fidava della persona che lʼha uccisa

garlasco stasi
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Alberto Stasi ha brutalmente ucciso la fidanzata Chiara Poggi che evidentemente era diventata una presenza pericolosa e scomoda, e come tale da eliminare per sempre dalla sua vita di ragazzo "perbene". Lo scrivono i giudici della Corte di assise d'appello di Milano nelle motivazioni della sentenza con cui, a dicembre, hanno condannato Stasi a 16 anni di carcere per l'omicidio della ragazza. L'ex bocconiano è stato giudicato con rito abbreviato.

Chiara conosceva l'assassino - "La dinamica dell'aggressione evidenzia come Chiara non abbia avuto nemmeno il tempo di reagire, dato questo che pesa come un macigno (...) sulla persona con cui era in maggior e quotidiana intimità". Lo scrivono i giudici della Corte d'assise d'appello di Milano nelle motivazioni.

"Massacrata senza fatica" - Chiara Poggi "è rimasta del tutto inerme" di fronte al suo aggressore, scrivono i giudici: "Era così tranquilla, aveva così fiducia nel visitatore da non fare assolutamente niente, tanto da venire massacrata senza alcuna fatica, oltre che senza alcuna pietà". Alberto Stasi ha parlato di sè "come la vittima di un caso giudiziario che lo ha costretto per oltre sette anni a doversi difendere" ma "in realtà la sola vittima di questo processo è Chiara Poggi uccisa a 25 anni dall'uomo di cui si fidava e a cui voleva bene".

Dopo delitto per Stasi come se nulla fosse - Dopo "aver commesso il delitto" di Chiara Poggi "la condotta" tenuta da Alberto Stasi "è stata fuorviante e finalizzata ad allontanare i sospetti dalla sua persona: ha subito sviato le indagini senza mettere a disposizione degli inquirenti tutto quanto 'aveva via via interesse investigativo'". Lo si legge nelle motivazioni della sentenza di condanna, sostenendo che Stasi "è riuscito a rallentare gli accertamenti a proprio vantaggio, anche grazie agli utili errori commessi dagli stessi inquirenti".

"Impronte Stasi su dispenser prova indubbia" - L'individuazione delle impronte digitali di Alberto Stasi sul dispenser del sapone nel bagno della villa dei Poggi e non quelle di altre persone o "di Chiara o dei suoi familiari" e il dato del "sicuro lavaggio delle mani da parte dell'assassino" ha portato - si legge ancora nelle motivazioni - la Corte ad attribuire "una indubbia e più forte valenza probatoria alle uniche due impronte rilevate, che appartengono all'imputato".