Delitto Hina, la madre: "Mio marito ha ucciso nostra figlia, ma lo perdono"
Bushra parla della tragedia accaduta lʼ11 agosto del 2006: "Era tutto già scritto per Hina, per mio marito, per me. Ma non lo abbandonerò mai"
"Vivere senza Hina sarà per sempre il mio più grande dolore, ma mio marito era e resta l'uomo della mia vita.
È giusto che paghi per quel che ha fatto però io l'ho perdonato e non lo abbandonerò mai". A parlare è Bushra, madre di Hina, la 22enne pachistana uccisa dal padre Mohammed Saleem l'11 agosto 2006 a Sarezzo, nel Bresciano. È giusto che paghi per quel che ha fatto però io l'ho perdonato e non lo abbandonerò mai", ha aggiunto la donna.
Come riporta il Corriere, Bushra ricorda con dolore quei giorni tragici: "All'inizio ce l'avevo con il mondo intero, con la vita. Pensavo: perché sta succedendo tutto questo? Perché proprio a me e alla mia famiglia? Poi ho capito. Era tutto già scritto".
"Non fu un delitto religioso" - Il padre Mohammed uccise Hina a coltellate e la seppellì nel giardino di casa con la complicità di due parenti. Il caso passò alle cronache come un delitto per "motivi religiosi": la colpa della giovane era quella di "vestire all'occidentale", si disse. Ma la madre di Hina è convinta che non sia così. "Mia figlia è diventata il simbolo di una storia di integralismo che non è mai esistita. Mio marito è sempre stato un uomo buono e un padre esemplare, mai una volta ci ha obbligato a fare qualcosa".
Un momento di rabbia - Bushra racconta: "Quel giorno ha perso la testa in un impeto di rabbia, Hina era una ragazzina bravissima ma era finita in cattive compagnie e avevamo cercato di farglielo capire tante volte. In quel periodo ci chiedeva continuamente soldi e finché abbiamo potuto l'abbiamo aiutata".
La condanna - Il processo di primo grado, concluso con rito abbreviato il 14 novembre 2007, si è concluso con la condanna del genitore e dei due cognati a trent'anni di carcere per "omicidio volontario (aggravato dalla premeditazione e dai motivi abietti) e distruzione di cadavere". 'Perché voleva vivere e vestire all'occidentale», si disse, 'per motivi religiosi», 'perché lei rifiutò di andare in Pakistan a sposare uno sconosciuto'.
La storia di Hina - Più di una volta, in passato, Hina aveva avuto forti dissapori con la famiglia, arrivando anche a scappare di casa e a firmare, il 4 marzo 2003, una denuncia per maltrattamenti e abusi. Altre due denunce verranno fatte negli anni seguenti ma, al momento del processo, la ragazza non se la sentì mai di confermare le accuse. Per questo, era scattata automaticamente a suo carico una denuncia per calunnia, dalla quale venne assolta solo dopo la morte.