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Caso Uva, i pm hanno interrogato il teste che chiamò il 118 dalla caserma

Il supertestimone Alberto Bigioggero non era mai stato ascoltato. Chiuse le indagini, attesa per il deposito della decisione

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Sono passati cinque anni e mezzo dalla morte di Giuseppe Uva, avvenuta in ospedale a Varese dopo esser stato fermato dai carabinieri. Il caso, ancora avvolto nel mistero, potrebbe ora conoscere una svolta. I pm hanno infatti interrogato, per la prima volta, Alberto Bigioggero, l'amico di Uva che chiamò il 118 dalla caserma chiedendo aiuto: "Stanno massacrando un ragazzo", disse. Le indagini sono chiuse, si attende la decisione dei magistrati.

Poche ore prima di morire, Giuseppe Uva fu fermato dai militari dell'Arma per un piccolo episodio di vandalismo e fu portato in caserma con l'amico Bigioggero. Fu quest'ultimo a denunciare, telefonando con il proprio cellulare al 118, le presunte percosse da parte dei carabinieri a Uva. Percosse che, come da sempre sostiene Lucia Uva, sorella della vittima, costarono la vita al giovane operaio.

Nonostante la sua presenza in caserma quella notte, Bigioggero non era mai stato ascoltato prima. Anche per questo motivo, il ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, poche settimane fa ha avviato un'azione disciplinare nei confronti del pm Agostino Abate, accusato di ignoranza e negligenza per non aver indagato sulla morte del ragazzo.

Il caso giudiziario - La procura, in un primo momento, aveva accusato, per somministrazione errata di farmaci, tre medici del Pronto soccorso di Varese. In primo grado, i giudici li assolsero.

La nuova inchiesta della procura varesotta ha come protagonisti gli otto agenti presenti in caserma la notte del 14 giugno 2008. I magistrati stessi ne hanno chiesto l'archiviazione ma, dopo l'opposizione di Lucia Uva, il gip Giuseppe Battarino ha disposto altri tre mesi di indagini, i cui termini sono scaduti il 31 dicembre.

Nulla è trapelato dall'interrogatorio di Alberto Bigioggero, avvenuto il 26 novembre scorso proprio davanti al pm Abate e al suo collega Sara Arduini. Si attende ora la decisione dei magistrati, mentre Lucia Uva ha consegnato al senatore Luigi Manconi, che presiede la commissione diritti umani di Palazzo Madama, un memoriale contenente nuove accuse nei confronti della procura.