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Ucciso e decapitato, il nipote indagato per omicidio volontario

Claudio Borgarelli ammette di avere litigato mesi fa con lo zio: "Non ci parlavamo più"

Il nipote di Albano Crocco, l'ex infermiere ucciso a fucilate e decapitato martedì nei boschi di Lumarzo, sulle alture di Chiavari, è indagato per l'omicidio volontario dello zio.

Claudio Borgarelli ha ricevuto un avviso di garanzia giovedì quale atto dovuto prima della perquisizione della sua abitazione: i carabinieri hanno sequestrato armi, arnesi da lavoro e indumenti. Borgarelli è comunque solo uno dei tre sospettati per l'omicidio.

Le attenzioni degli inquirenti si concentrano anche su altri due soggetti che avrebbero avuto litigi con la vittima e che presenterebbero un "profilo" compatibile con l'assassino, ovvero qualcuno che abbia dimestichezza con grosse armi da taglio. Il pm ha conferito l'incarico al medico legale Alessandro Bonsignore per eseguire l'autopsia. Da qui potrebbero arrivare le prime risposte su come possa essere stato ucciso Crocco.

Il nipote: "Non so chi possa averlo ucciso" - "Non ho la minima idea di chi possa avere ucciso mio zio. Credo che i carabinieri abbiano voluto perquisire la mia casa perché è la più vicina al bosco dove è stato trovato ucciso. Ma io sono tranquillo". Così diceva Claudio Borgarelli, figlio della sorella di Albano Crocco, prima di sapere di essere indagato. Borgarelli, anch'egli infermiere come lo zio, è il proprietario della villetta in cui i carabinieri della scientifica hanno sequestrato alcuni coltelli e altre armi a lama e una pistola, un revolver regolarmente detenuto da Borgarelli, come lui stesso ha spiegato.

"Avevo litigato con mio zio, non ci parlvamo da mesi" - "E' vero, mesi fa avevo litigato con mio zio perché aveva scaricato dei materiali di risulta quasi davanti a casa mia e per questo da allora non ci rivolgevamo più la parola - ha raccontato l'uomo - Ma era tutto finito li', tanto che pur potendolo denunciare alla forestale non lo feci. Ho solo preteso che portasse via quei detriti". L'infermiere ha detto che la mattina della scomparsa dello zio era in casa: "Ho visto la sua auto posteggiata sotto casa mia, dove finisce la strada carrabile. Ho fatto dei lavoretti e poi sono uscito, sono andato a Genova per alcune commissioni e fatto benzina. A che ora sono rientrato? Non me lo chieda, non ne ho più pallida idea".