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Pesto ligure in pericolo: il basilico attaccato da un fungo killer

Un patogeno di origine africana sta mettendo in pericolo le coltivazioni di basilico e la produzione del pesto ligure

Pesto genovese
tgcom24

La produzione di basilico, ingrediente base del pesto, è in pericolo. Tutta colpa della peronospora, un fungo di origine africana che resisterebbe ai fitofarmaci usati dagli agricoltori. Immediato l'allarme della Regione Liguria che insieme ai coltivatori chiede al ministero della Salute il permesso di usare nuovi prodotti in grado di salvaguardare le preziose piantine.

La patria del pesto racconta il proprio impegno attraverso l'assessore regionale all'agricoltura Giovanni Barbagallo. "Si tratta di un problema serio di cui ci stiamo occupando - spiega Barbagallo - la Regione è al fianco dei coltivatori affinché il Ministero si impegni nell'approvazione tempestiva di una gamma di fitofarmaci in grado di debellare il fungo che da quasi 10 anni è presente nelle nostre coltivazioni e che ora tende a essere resistente ai pochi fitofarmaci già approvati negli anni scorsi".

Nella battaglia contro il fungo killer, accanto alla Regione Liguria ci sono anche l'Emilia Romagna, il Veneto la Campania, il Lazio e altre regioni del sud Italia che coltivano basilico in pieno campo, destinato all'industria. "Con il lavoro fatto negli anni passati - afferma Barbagallo - l'infestazione di quest'anno è inferiore a ciò che abitualmente avviene alle coltivazioni di basilico. Gli agricoltori hanno imparato a governare questa malattia e quindi a ottenere discreti raccolti, ma serve un intervento tempestivo da parte dei Ministeri in quanto il rischio è quello di compromettere il raccolto di quest'anno e di mettere a rischio la sopravvivenza di numerose aziende e di posti di lavoro".

La Regione Liguria sta studiano anche azioni non solo curative, ma preventive attraverso uno studio condotto insieme al Centro regionale di sperimentazione agraria di Albenga sulla concia del seme. Ammontano a 100 i coltivatori di basilico in Liguria che producono un valore commerciale di 6 milioni di euro che salgono a 15 milioni di euro l'anno con l'indotto.