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Leone ucciso, veterinario: "Istinto che fa parte di me, minacciato sul web"

"Cʼè chi mi vuole far investire con la macchina. Chi mi vuole sparare in fronte", dice Luciano Ponzetto che si difende dopo le polemiche

veterinario Torino leone Luciano Ponzetto
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Non si placa la polemica sul caso del veterinario di Caluso (Torino), Luciano Ponzetto, immortalato davanti ad un leone ucciso in Tanzania. "Su internet sto leggendo di tutto. C'è chi mi vuole far investire con la macchina. Chi mi vuole sparare in fronte. Mi hanno cercato anche a casa", dice il cacciatore. "In Italia nessuno vieta a un veterinario di imbracciare un fucile e di cacciare", si difende contro chi ne chiede la radiazione dall'albo.

Il veterinario 50enne non trova incompatibile curare gli animali nel suo studio e invece, nel tempo libero, cacciare nei safari. "Fa parte della cultura contadina che mi ha cresciuto", racconta a La Stampa. "Da bambino aspettavo il rientro dei cacciatori per vedere le loro prede. Ho questo istinto, anche se dopo aver ucciso c'è sempre un po' di amarezza", aggiunge.

"So bene di non aver fatto nulla di irregolare. Sono frastornato - prosegue -, mi trovo a dover rispondere di una fotografia vecchia di cinque anni. Adesso perfetti sconosciuti mettono in dubbio la mia professionalità, il mio lavoro e l'amore che ho sempre avuto per gli animali". Ponzetto conclude dicendo che continuerà a cacciare "fino a quando le leggi lo permetteranno" ma che "se un giorno dovessi fare una scelta, di sicuro sceglierò quella professionale".