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Sorella Cucchi: la Procura ci ascolti, mostreremo come è morto Stefano

La famiglia del giovane detenuto morto al Pertini: "Vogliamo parlare al procuratore capo Pignatone, chiedergli se è soddisfatto dellʼinchiesta"

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Padre, madre e sorella di Stefano Cucchi davanti alla Procura di Roma, da soli, con maxi-cartelloni raffiguranti il congiunto arrestato nel 2009 per droga e morto una settimana dopo in ospedale. E' la nuova protesta della famiglia dopo l'assoluzione in appello di tutti gli imputati per la scomparsa del giovane. "Vogliamo parlare con Pignatone - ha detto la sorella Ilaria - mostrare come è morto Stefano e chiedergli se è soddisfatto dell'inchiesta".

"Andremo solo noi tre - ha continuato la Cucchi - senza alcun sit-in, presidio o altro. Vogliamo far vedere come Stefano è morto e le condizioni con le quali ce lo hanno riconsegnato". Per quanto riguarda l'incontro con Pignatone, procuratore capo di Roma, la famiglia Cucchi conta su un contatto già in mattinata: "Voglio chiedere al dottor Pignatone - ha specificato ancora Ilaria in un post su Facebook - se è soddisfatto dell'operato del suo ufficio, se quando mi ha detto che non avrebbe potuto sostituire i due pm che continuavano a fare il processo contro di noi, contro il mio avvocato, e contro mio fratello, ha fatto gli interessi del processo e della verità sulla morte di Stefano".

Lo scandalo del verbale d'arresto - E intanto le polemiche non solo sul verdetto del Tribunale di Roma, ma anche su tutta la conduzione della vicenda di Stefano Cucchi continuano. Il "Corriere della Sera" ha rivelato che dai verbali compilati dai Carabinieri la sera dell'arresto del 24enne geometra il 15 ottobre 2009, risulta che Cucchi sarebbe "nato in Albania il 24.10.1975 e in Italia senza fissa dimora", quando era nato a Roma ed era regolarmente residente presso l'abitazione dei genitori, peraltro perquisita dalle forze dell'ordine. Una topica che rivela come per compilare i documenti di arresto, sia stato sovrascritto - male - un precedente verbale riguardante un'altra persona. E' un errore che ha avuto delle conseguenze pesantissime, perché se le informazioni fossero state correttamente inserite, a Cucchi sarebbero stati con ogni probabilità concessi i domiciliari. E invece, risultando "senza fissa dimora", venne condotto in carcere e quindi in ospedale, da cui non è più uscito vivo.

"Una via vicina al Palazzo di Giustizia" - Ilaria Cucchi ha anche favorevolmente commentato l'iniziativa presa dal sindaco della Capitale Ignazio Marino (su proposta di Sel) di intitolare una strada di Roma al giovane scomparso: "Ringrazio il sindaco di Roma per essersi detto orgoglioso della richiesta dell'Aula consiliare di intitolare a Stefano Cucchi una strada o una piazza di Roma. Mi piacerebbe che via Golametto, la via d'accesso al Palazzo di Giustizia, fosse quella prescelta. Sarebbe un segnale importante".