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Roma, inchiesta nomine: interrogato Salvatore Romeo

"Le stipulava da oltre ventʼanni perché sono a basso rischio e basso rendimento. Non sono certo cifre iperboliche"

Dopo il lungo interrogatorio di Salvatore Romeo per abuso d'ufficio, il suo legale Riccardo Luponio spiega: "Stipulava polizze da almeno vent'anni come forma di investimento a basso rischio e basso rendimento.

Non parliamo certo di cifre iperboliche". E ancora, sull'incontro dell'ex capo segreteria del sindaco di Roma con i magistrati: "Si è parlato diffusamente delle polizze, ma non c'è stata al riguardo alcuna nuova contestazione da parte dei pm".

"Non partecipò all'iter della sua nomina" - L'avvocato aggiunge che "Romeo non è entrato nell'iter formativo della delibera sulla sua nomina. Non era affar suo". E ha negato che i pm gli abbiano chiesto delle chat in cui parlava di nomine con il capo del personale del Campidoglio Raffaele Marra. "Non è tanto esperto di procedure amministrative o di diritto come si potrebbe pensare. E' un tecnico, un economista. E' stato scelto come capo segreteria per le sue competenze, inserito nello staff del sindaco per un rapporto di stima e di fiducia".

I magistrati, aggiunge Luponio, gli hanno chiesto dei suoi rapporto "con tutti i componenti della squadra formata in vista delle elezioni", in primis con la Raggi. "Gli hanno chiesto come è nato il rapporto con lei e con gli altri. Anche con Raffaele Marra".

La "promozione" di Romeo e le polizze intestate a Virginia Raggi - Al centro delle indagini su Romeo la sua nomina: dopo la vittoria alle elezioni amministrative Romeo passò grazie a una delibera della Giunta da funzionario a 39mila euro annui a capo segreteria della sindaca a 120mila euro. Durante l'interrogatorio Romeo ha dovuto spiegare anche perché intestò due polizze vita per oltre 30mila euro a Raggi nel gennaio 2016, quando l'avvocatessa ed ex consigliera comunale era in corsa per diventare la sfidante M5S per il Campidoglio.

La questione non costituisce reato, ha fatto sapere la procura giorni fa, ma i continuano gli accertamenti: si sospetta ancora che le polizze fossero una sorta di finanziamento o che avessero altri scopi.

L'accusa di abuso di ufficio - Sull'ipotesi di abuso d'ufficio la chiave dell'accusa è nella delibera della giunta Raggi del 9 agosto 2016, approvata all'unanimità da sindaca e assessori, che attribuiva a Romeo il nuovo incarico, senza specificare il compenso triplicato, ma rimandando a discipline contrattuali. L'anomalia fu segnalata dall'allora capo di gabinetto di Raggi, Carla Raineri, in un esposto alla procura di Roma, dopo essersi dimessa il 1 settembre per contrasti insanabili con la sindaca e il duo Romeo-Raffaele Marra.

Il legame con Raffaele Marra - Quest'ultimo, prima vice capo di gabinetto e poi alla guida del personale del Campidoglio, potrebbe essere stato l'ispiratore del sistema delle nomine. E' indagato per abuso d'ufficio assieme a Raggi, accusata anche di falso in atto pubblico, per la scelta del fratello Renato, vicecapo della polizia municipale, alla testa della direzione turismo del Comune. Raffaele Marra, in carcere da metà dicembre per presunta corruzione in una vicenda precedente l'amministrazione M5S, sarà sentito nei prossimi giorni dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal sostituto Francesco Dall'Olio.

A legare Romeo e Marra, oltre a un rapporto lavorativo che data almeno al 2013, come ha affermato il primo, funzionario nel dipartimento del quale il secondo era direttore, numerose conversazioni in chat in cui sembrano lavorare alle nomine. "Ci stavamo preparando per governare la città, se avessimo vinto le elezioni", ha detto Romeo giorni fa in un'intervista, precisando che non era "un progetto mio e di Marra, ma della squadra capitanata da Virginia Raggi".