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Mafia Roma, per i consiglieri di Buzzi e Carminati anche un posto nelle coop

Assunzioni garantite per alcuni degli uomini di fiducia piazzati nella P.a.

salvatore buzzi
ansa

Il posto da consigliere e l'assunzione nella coop. Ecco come si concretizzava la rete di uomini costruita da Salvatore Buzzi e Massimo Carminati, le menti del sistema emerso con l'inchiesta Mafia Capitale. I due si garantivano così un presidio nei ruoli chiave della pubblica amministrazione, con i loro uomini che incassavano due volte: il gettone di presenza in Aula e la retribuzione del giorno non lavorato, rimborsato poi alle coop dallo Stato.

La Lista di Gramazio e Quarzio - A fornire i nomi da mettere nella lista di assunzioni, scrivono i Ros, sarebbero stati Luca Gramazio, capogruppo Pdl in Campidoglio, e Giovanni Quarzio, presidente della Commissione Trasparenza. "Ti volevo solo avvertire che tutti chiamati, tutto bene, tutto apposto", dice Fabrizio Testa, collegamento tra Carminati e gli esponenti politici, il 30 ottobre 2014 in una telefonata intercettata - riportata da Il Messaggero - a Gramazio. "Viva il duce!", gli risponde lui.

I costi e i timori di Buzzi e Carminati - Dodici i nomi nell'elenco dei personaggi piazzati da Buzzi e Carminati, che in cambio del contratto da co.co.pro. garantivano la loro fedeltà. Il tutto per un costo totale di oltre 274mila euro alle coop. Tanto che Carminati e Buzzi, dopo un po', iniziano a lamentarsi per le spese. "Certo è vantaggiosa questa cosa qua, però...", dice il primo intercettato il 12 novembre 2014. Buzzi conferma: "A parte che c'è una questione di lordo e il costo aziendale è più alto, mediamente un 20%. Ma il problema Fabrizio (si riferisce a Testa presente all'incontro, ndr.) è che prima che arrivi il rimborso ci vuole un sacco di tempo". "Come paghiamo? Come risolviamo?", chiede Carminati. Per il ras delle coop la soluzione è solo una: "Si porta l'elenco a Luca e si verifica quelli necessari e quelli non necessari".

L'affare profughi di Mineo - Dalle carte emergono anche dettagli che potrebbero dare il via a nuovi filoni d'indagine, in particolare sulla gestione del Centro accoglienza profughi di Mineo, in Sicilia. Nelle intercettazioni risalenti a febbraio 2014, riportate dal Corriere della Sera, Luca Odevaine e Buzzi parlano di come veniva gestito l'affare profughi e dei personaggi su cui poter fare affidamento. "Lui era presidente della Provincia - dice Odevaine - è stato il soggetto attuatore del Cara, è stato poi presidente del Consorzio... è di Catania, è senatore... È molto vicino al ministro Alfano, perché è quello che praticamente gli raccoglie i voti in Sicilia... È il suo braccio operativo in Sicilia, è chiaro che lui sul ministro c'ha un peso importante".