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Mafia Capitale, Gianni Alemanno si autosospende da Fratelli d'Italia

Indagato dalla Procura di Roma nellʼinchiesta "Mondo di mezzo", lʼex sindaco scrive al presidente del partito Meloni: "Mi devo difendere". Il M5s: "Sciogliere il Comune di Roma per mafia"

gianni alemanno
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Indagato dalla Procura di Roma nell'inchiesta "Mondo di mezzo", l'ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno, si è autosospeso da tutti gli organi di Fratelli d'Italia con una lettera al presidente del partito, Giorgia Meloni. "In questo momento - scrive - il mio impegno principale è capire la portata di questa inchiesta e dimostrare in maniera chiara e puntuale, in tutte le sedi, la mia estraneità agli addebiti che mi vengono mossi".

"Cara Giorgia - prosegue Alemanno nella lettera - ti ringrazio per la solidarietà e la fiducia che tu e altri esponenti di vertice del partito avete espresso pubblicamente nei miei confronti. Queste dichiarazioni si uniscono ai messaggi di tantissimi militanti e semplici cittadini che mi sono stati vicini in un momento così difficile per il mio percorso politico e personale".

"Nello stesso tempo - scrive ancora l'ex sindaco di Roma - mi rendo conto della necessità di evitare facili strumentalizzazioni che potrebbero usare queste vicende per attaccare l'immagine di Fratelli d'Italia - Alleanza Nazionale, che evidentemente nulla c'entra con tutto ciò".

"Alla fondazione di Alemanno 40mila euro dalla cupola di Carminati" - La fondazione Nuova Italia, il cui presidente è Alemanno, avrebbe ricevuto dalla cupola affaristica gestita dall'ex terrorista nero Massimo Carminati "finanziamenti non inferiori ai 40mila euro". La cifra compare nelle carte dell'inchiesta "Mafia Capitale" che ha portato all'arresto di 37 persone.

Nei decreti di sequestro eseguiti dalla guardia di finanzia viene descritto, in particolare, il ruolo di Franco Panzironi, ex ad di Ama, tra i soci fondatori di Nuova Italia e finito in carcere. In cambio del suo intervento sugli "organi del Comune e di Ama per lo sblocco di crediti", il clan garantiva a Panzironi, tra il 2008 e il 2013, uno stipendio mensile da 15mila euro e una somma pari a "120mila euro (il 2,5% del valore di un appalto assegnato all'Ama non ancora specificamente individuato)". Tra i "benefit" che il clan garantiva a Panzironi c'era anche "la rasatura del prato di zone di sua proprietà".

Indagini anche sulla Regione Lazio - Non solo il Campidoglio, gli enti pubblici e le aziende municipalizzate, ma anche la Regione Lazio. Gli accertamenti della Procura di Roma sulla cupola mafiosa sgominata nella Capitale puntano ora anche sul livello di infiltrazione dell'organizzazione capeggiata da Massimo Carminati nei palazzi di via della Pisana e di via Cristoforo Colombo. Le indagini, secondo quanto si apprende, prendono esame sia l'attuale amministrazione, sia quella precedente.

Il M5S: "Sciogliere il Comune per mafia" - Il Movimento 5 Stelle ha intanto chiesto "ufficialmente un incontro al Prefetto nelle prossime ore perché il Comune di Roma venga sciolto per mafia. Ci sono tutti i presupposti". L'annuncio arriva dal deputato grillino Alessandro Di Battista, secondo il quale "Marino è solo una foglia di fico in un sistema complesso gestito dai criminali. Senza che magari se ne sia reso conto. Questo non significa che Marino sia coinvolto. Quindi per incapacità non è degno di fare il sindaco a Roma. Gli incapaci sono colpevoli quanto i delinquenti, credono di poter comandare e invece sono comandati".