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Appalti Anas, operazione della Gdf: 19 arresti, indagato anche un deputato

I nuovi arresti sono arrivati grazie alle dichiarazioni della dirigente Accronagliò, la "Dama nera". Il gip: "Marciume diffuso in azienda"

Appalti Anas, operazione della Gdf: 19 arresti, indagato anche un deputato - foto 1
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La guardia di finanza ha eseguito 19 arresti tra dirigenti e funzionari dell'Anas e imprenditori titolari di appalti di opere pubbliche di primaria importanza.

Nell'inchiesta sulle mazzette pagate da imprenditori e condotta dalla Procura di Roma sono coinvolti anche un avvocato e un politico. Si tratta di Marco Martinelli, attuale parlamentare di Forza Italia, che sarebbe stato raggiunto da un avviso di garanzia.

L'operazione è scattata alle prime ore dell'alba, impegnando oltre 250 finanzieri del Comando provinciale di Roma. Sono state eseguite oltre 50 perquisizioni e sequestrate disponibilità finanziarie per circa 800mila euro, profitto di corruzione. Il politico coinvolto sarebbe un deputato della XVIII legislatura.

Si tratta della seconda tranche dell'inchiesta scattata a ottobre dell'anno scorso sulle mazzette pagate dagli imprenditori destinatari degli appalti ai funzionari dell'Anas. Tra questi Antonella Accroglianò, la dirigente soprannominata "dama nera". Ed è proprio sulla base delle sue ammissioni e dei successivi riscontri e verifiche effettuati dagli uomini del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Roma, che sono scattati i provvedimenti di oggi.

Il gip: "Marciume diffuso in azienda" - "Un marciume diffuso all'interno di uno degli enti pubblici più in vista nel settore economico degli appalti". E' quanto ha scritto il gip di Roma nel provvedimento con cui ha disposto gli arresti. Una situazione è resa ancor più "sconvolgente", ha aggiunto, "dalla facilità d'intervento degli appartenenti all'organizzazione" per eliminare una penale, aumentare gli interessi, facilitare il pagamento di riserve e far vincere un appalto a una società amica.

Sono quindi 19 ordinanze di custodia cautelare emesse dai magistrati, 16 ai domiciliari e tre in carcere. Molti dei destinatari sono soggetti già colpiti dai provvedimenti di ottobre e nei loro confronti vengono ipotizzati i reati di corruzione per l'esercizio della funzione e per atto contrario ai doveri d'ufficio, turbata libertà degli incanti, autoriciclaggio, favoreggiamento personale, truffa.