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Baby squillo Parioli, chiusa l'inchiesta Sei persone rischiano il processo

Sono i sei indagati nella vicenda dello sfruttamento di due ragazzine nella Roma bene

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Rischiano il processo i primi sei indagati nella vicenda dello sfruttamento di due ragazzine fatte prostituire a Roma in un appartamento ai Parioli. La Procura ha chiuso l'inchiesta e ora per i sei si va verso la richiesta di rinvio a giudizio.

A rischiare il processo sono Mirko Ieni, ritenuto il promotore del giro di prostituzione, Nunzio Pizzacalla, Mario De Quattro, la madre di una delle ragazzine, e altri due clienti, Riccardo Sbarra e Marco Galluzzo.

Ieni e Pizzacalla sono accusati di sfruttamento della prostituzione minorile e Ieni anche di cessione di droga. Al commercialista Riccardo Sbarra si contesta, invece, non solo di aver avuto rapporti con le due minorenni, ma anche di aver detenuto e ceduto materiale pedopornografico. Mario Michael De Quattro, uno dei clienti, è accusato invece di una tentata estorsione, per aver cercato di farsi dare 1.500 euro dopo aver videoregistrato un incontro dietro la minaccia di diffondere il filmato. Un altro cliente, Marco Galluzzo, è accusato di aver ceduto cocaina in cambio delle prestazioni.

Intanto, mentre è stata chiusa la parte dell'inchiesta sullo sfruttamento e la cessione di droga, prosegue invece l'indagine sui clienti delle due ragazzine, che furono fatte prostituire in un appartamento dei Parioli a Roma. Finora sono stati individuati 40 clienti e ne sono indagati venti. Dieci di loro hanno chiesto il patteggiamento.

I verbali delle ragazzine tra voglia di soldi facili e rimorsi - Dalle indagini emerge che dietro la vicenda delle due ragazzine c'era il miraggio di un guadagno facile ma anche la paura di incontri sessuali con estranei. Le due baby prostitute vivevano una situazione di abbandono e solitudine che si delinea nei verbali dell'incidente probatorio. Un racconto lucido sulla decisione di prostituirsi. Ma anche un racconto sulle due famiglie, sulla scuola pochissimo frequentata, su servizi sociali inesistenti ("li ho incontrati solo una volta e ho parlato di mio fratello malato", dice la piu' piccola), sulla solitudine che porta ad individuare come unico "amico" lo sfruttatore ("Mirko era anche amico, ci dicevamo tutto, anche se avevamo un problema").

La scelta della prostituzione fatta più per inconsapevolezza ma non senza rimorsi o paure. E anche lo schifo dei clienti che la più piccola delle ragazzine durante l'incidente probatorio cataloga come "tutti deficienti". "Svuotavo la testa e dicevo 'tanto e' un'ora, poi e' finito. Non ero felice ma volevo l'indipendenza economica - racconta la piu' giovane delle due - Cercavo di mettermi nei panni di una persona che stava facendo un lavoro normale". La ragazzina ammette che le prime volte era molto impaurita. "Che gente mi capita? - si domandava - E se ti violentano? Poi piano piano ho capito che erano tutti deficienti". E racconta di avere imparato in quei momenti ad essere "un'altra".

La decisione di iniziare arriva dopo aver pubblicato un annuncio su un sito Internet. "Stavamo cercando di fare un lavoretto che fosse adatto un po' alla nostra età - rispondono al gip. Per esempio dog sitter, volevamo andare a Ponza". Le cose però prendono una piega diversa. "Quando la mia amica mi parlò della prostituzione - racconta la più giovane - perché aveva conosciuto Nunzio Pizzacalla cliccando su una proposta 'lavorare poco, guadagnare tanto', io le dissi 'ma cosa fai? Sei scema?". Poi la minorenne ammette che "pur essendo confusa, piano piano" vedendo che l'amica "aveva tanti soldi mi sono fatta prendere un po' anch'io da questa cosa, alla fine mi sono fatta un po' trascinare".

Le ragazzine spiegano che quando stavano con Mirko Ieni (secondo l'accusa il promotore del giro di squillo) "capitava più di un incontro al giorno con i clienti. Con Mirko l'obiettivo era: 'Più rapporti hai al giorno, più soldi facciamo'". Dal verbale arrivano conferme sul difficile contesto familiare delle due ragazzine. La più grande delle due non ha più rapporti con la madre dopo che la donna ha scoperto l'attivitù della figlia. Un quadro drammatico condito da scelte estreme come il non farla più entrare in casa e lasciarla a dormire sulle scale. Diverso il rapporto che l'altra ragazzina, la più giovane, aveva con la madre, arrestata perché sospettata di avere sfruttato la figlia. La ragazzina la difende ("le avevo detto che spacciavo non che mi prostituivo, le davo cento euro al giorno"), racconta la triste situazione familiare ("mio padre l'ho visto l'ultima volta che avevo tre anni, mio fratello è iperattivo e ha problemi") e si preoccupa di non essere separata dalla madre: "mia madre ha avuto un periodo di debolezza, ma non ci ha mai fatto mancare niente, è stata sempre una brava mamma".