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L'ex vice di Tosi si pente dopo la condanna per concussione: andrà nelle scuole a parlare di tangenti

Vito Giacino ha deciso di ammettere la sua colpevolezza e al posto dei domiciliari ha ottenuto i servizi sociali alternativi: spiegherà i suoi errori agli studenti. Proteste da parte dei genitori

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Vito Giacino, ex vicesindaco di Verona durante l'amministrazione Tosi e avvocato di 46 anni, era stato condannato a cinque anni di carcere insieme alla moglie Alessandra Lodi per concussione.

Si era sempre proclamato innocente, fino allo scorso luglio: con un colpo di coda, ha cambiato strategia dichiarandosi colpevole. Così facendo, è riuscito ad ottenere l'affidamento ai servizi sociali, che ora sconterà andando nelle scuole a spiegare agli studenti che sbagliò ad accettare mazzette quando era un amministratore pubblico. Ma scoppia la protesta dei genitori degli alunni.

Giacino, che all'epoca dei fatti era assessore all'urbanistica di Verona con Flavio Tosi sindaco, era stato accusato da Alessandro Leardini, imprenditore immobiliare, di avergli pagato tangenti per 600.000 euro sotto forma di consulenze legali in cambio di concessioni edilizie. Fu condannato a cinque anni di carcere nel febbraio 2014 con la moglie, ma pochi mesi dopo ottenne i domiciliari presso l'abitazione del fratello Edoardo Giacino, titolare di uno studio legale.

Nel giugno 2017 la coppia fu assolta in Cassazione perché cadde il capo d'accusa relativo ai 600.000 euro. Giacino però, avendo altri processi in ballo, ha preferito dichiarsi colpevole. Il pentimento è stato ben accolto da Giovanni Maria Pavarin, presidente del Tribunale di sorveglianza di Venezia.

Ma a far discutere sono i metodi alternativi predisposti: Giacino salirà in cattedra e dovrà parlare ai giovani, raccontando i suoi errori. Provvedimento accolto con grande favore dall'ex vicesindaco, anche se non mancano già le reazioni contrarie da parte dei genitori degli studenti e dell'assessore all'Istruzione della Regione Veneto Elena Donazzan: “Agli studenti servono esempi positivi. Giù le mani dalle scuole”.