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Abuso d'ufficio, Attilio Fontana: "Ho chiarito tutto con i pm. La nomina di Marsico? La rivendico"

Il presidente della Regione Lombardia indagato in un filone dellʼinchiesta della Dda di Milano su un vasto giro di tangenti, appalti truccati e finanziamenti illeciti in Brianza

Abuso d'ufficio, Attilio Fontana:
lapresse

Il governatore lombardo, il leghista Attilio Fontana, ha rivendicato, davanti ai pm di Milano, come una sua scelta quella nomina del suo ex socio di studio legale, Luca Marsico, a un incarico in Regione che gli è costata l'accusa di abuso d'ufficio, in un filone dell'inchiesta della Dda su un vasto sistema di corruzione, appalti pilotati e finanziamenti illeciti in Brianza.

Indagine che ha portato all'arresto di esponenti di Forza Italia in Lombardia.

Il presidente lombardo, che ha deciso di rispondere dopo un invito a comparire nell'inchiesta dell'aggiunto Alessandra Dolci e dei pm Silvia Bonardi, Luigi Furno e Adriano Scudieri, ha spiegato anche il motivo di quella nomina, decisa con un decreto dirigenziale del 31 ottobre anche da lui firmato, dell'avvocato Luca Marsico come componente del Nucleo di valutazione e verifica degli investimenti al Pirellone: non voleva disperdere le sue competenze e, poi, tra le varie possibilità che si sono presentate ha scelto per lui la più vicina alle sue passate esperienze e anche la meno lucrosa (un incarico da 11.500 euro all'anno).

"Ho chiarito tutto, sono più che sereno", ha detto ai cronisti Fontana uscendo dagli uffici della polizia giudiziaria, mentre il suo legale, l'avvocato Jacopo Pensa, ha aggiunto: "Sono fatti da niente, si parla di nulla". Prima agli inquirenti che gli hanno fatto presente che alcuni suoi collaboratori a verbale avevano raccontato che fu lui a scegliere Marsico, Fontana ha risposto proprio rivendicando quella nomina. Anche perché altre collocazioni erano escluse, dato che l'ex socio aveva cessato da poco di essere consigliere regionale e per due anni per legge non poteva assumere altri incarichi pubblici.

I pm, però, gli hanno contestato che quell'incarico era passato attraverso un "avviso pubblico" a cui hanno partecipato in 60 (dieci almeno, secondo gli inquirenti, con profili migliori), Fontana ha detto che quell'avviso, in realtà, non attivava alcuna procedura di gara o selezione, non prevedeva una selezione né una graduatoria sui curricula. Avrebbe confermato, inoltre, come emerge anche da alcune intercettazioni, di aver chiesto a Nino Caianiello, arrestato nella più ampia indagine e ritenuto il "burattinaio" del sistema di mazzette e appalti truccati, di trovare una soluzione per Marsico nel marzo dello scorso anno. Fontana avrebbe confermato, inoltre, di aver ricevuto da lui una proposta, che per gli inquirenti fu un'istigazione alla corruzione nei confronti del numero uno del Pirellone, ma di non averla percepita come tale (non la denunciò).

Su questo fronte il dg dell'ente Afol, Giuseppe Zingale, difeso da Francesca Cramis, ha spiegato al gip che lui, dal canto suo, voleva solo "dare una mano a una persona che conosco da anni e che stimo", ossia l'avvocato Marsico. Infine, il governatore ha raccontato che doveva parlare con Caianiello, per forza, perché di fatto era lui che svolgeva il ruolo di coordinatore di Forza Italia a Varese. Nel frattempo, per Fabio Altitonante, consigliere lombardo di FI finito ai domiciliari, il gip ha detto no all'istanza di revoca della misura perché è ancora "influente" e potrebbe commettere altri reati. Lui come Pietro Tatarella, altro esponente azzurro ora in carcere, sta valutando il ricorso al Riesame.