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Il Cairo: "Regeni ucciso dai terroristi per danneggiare i rapporti con Roma"

Fonti della presidenza egiziana spiegano che il tentativo è però "destinato al fallimento" perché "le nostre relazioni con lʼItalia sono forti e radicate"

Il Cairo:
ansa

La presidenza egiziana si è detta convinta che a torturare e a uccidere Giulio Regeni siano stati i terroristi islamici.

Secondo fonti di alto livello de Il Cairo, "il terrorismo in Egitto non è finito e cerca di danneggiare i rapporti tra l'Egitto stesso e altri Paesi, tra cui l'Italia". Le autorità egiziane hanno però ribadito che tali tentativi "sono destinati al fallimento" perché "le relazioni tra Il Cairo e Roma sono forti e radicate".

Quella che sembra essere l'ennesima versione dei fatti fornita dall'Egitto (accusato qualche giorno fa dal Copasir di fornire "tesi fantasiose") è stata resa dalla presidenza per chiarire una frase pronunciata da Sisi il 20 febbraio in un discorso a Sharm El Sheikh quando, in maniera sintetica, aveva detto: "Chi ha abbattuto l'aereo russo che voleva? Voleva danneggiare solo il turismo? No, voleva danneggiare le nostre relazioni con la Russia e l'Italia".

"Attraverso l'uccisione di Regeni - prosegue dunque la presidenza egiziana - coloro che vogliono colpire l'Egitto e la regione e coloro che sono legati a gruppi terroristici hanno addossato sul ministero dell'Interno egiziano la responsabilità".

La fonte ha quindi ricordato "le conferme del presidente Abdel Fattah Al Sisi secondo le quali il terrorismo cerca di danneggiare i rapporti egiziani con gli altri paesi prendendo di mira le comunità straniere come avvenuto nel caso dell'aereo russo" esploso sul Sinai a fine ottobre "o facendo circolare voci che nuocciono alle relazioni dell'Egitto con altri paesi, come nel caso dell'omicidio di Regeni".

Sul caso del ricercatore italiano, puntualizza comunque l'esponente della presidenza, "il governo egiziano ha aperto un'inchiesta globale ed esaustiva su questo caso per scovare i criminali".

L'Egitto trasmette materiale investigativo - Mercoledì pomeriggio, intanto, l'ambasciata italiana a Il Cairo ha ricevuto una nota verbale con la quale il ministero degli Esteri egiziano ha trasmesso alcuni dei materiali investigativi richiesti nelle scorse settimane dal governo italiano attraverso canali diplomatici. Per la Farnesina si tratta di "un primo passo utile", ma non risultano essere stati ancora consegnati altri materiali informativi richiesti dalle note verbali della nostra ambasciata. L'incartamento ricevuto, invece, è relativo "in particolare informazioni relative a interrogatori di testimoni da parte delle autorità egiziane, al traffico telefonico del cellulare di Giulio Regeni e a una parziale sintesi degli elementi emersi dall'autopsia".

Documenti sono in arabo - Tutto il materiale consegnato è in lingua araba, secondo quanto si apprende da fonti qualificate. Personale dell'ambasciata è dunque al lavoro per tradurre i documenti che, a quanto pare, non conterrebbero neanche un elenco di quale delle testimonianze raccolte dagli inquirenti egiziani sono state consegnate. Si tratterebbe dunque, per chi indaga, di materiale parziale ed incompleto.

E sono incompleti - Ci sono infatti i tabulati telefonici di Regeni, ma non sembrerebbero completi, una sintesi dell'autopsia (senza foto) e verbali di interrogatori di testimoni che apparirebbero non in grado di fornire elementi utili per le indagini. Tutto materiale cartaceo, mentre mancherebbero alcuni reperti ritenuti fondamentali come i filmati delle videocamere a circuito chiuso delle due stazioni della metropolitana che il giovane avrebbe dovuto utilizzare la sera del 25 gennaio per raggiungere l'amico Gennaro Gervasio nei pressi di piazza Tahir, nonché quelle dei negozi lungo il percorso dall'abitazione alla stazione della metro.

Nei giorni scorsi gli egiziani avevano fatto sapere che questi filmati o non esistevano o non contenevano nulla di utile all'indagine, ma gli investigatori italiani hanno chiesto ugualmente di poter visionare i materiali. Alla Procura di Roma viene mantenuto il più stretto riserbo sul materiale trasmesso dalle autorità egiziane.

Gentiloni: "Vogliamo la verità, serve maggiore collaborazione" - Dopo la consegna da parte dell'Egitto della documentazione, il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, auspica una maggiore collaborazione da parte delle autorità de Il Cairo. "Abbiamo chiesto al governo egiziano di cooperare. Speriamo che questa cooperazione finora limitata diventi più seria", ha detto infatti il ministro, sottolineando come l'Italia senta "il dovere di scoprire la verità e di sapere chi sono i responsabili della morte di Regeni".