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Ergastolo per Bossetti, la prima notte di insonnia e disperazione

Alla lettura della sentenza di condanna il muratore di Mapello era rimasto impietrito. "Non è giusto, non sono stato io" ha detto Massimo Bossetti condannato allʼergastolo per lʼomicidio di Yara Gambirasio.


Giunto nel carcere di Bergamo, dove dovrà scontare la condanna, Massimo Bossetti si è lasciato andare in un lungo pianto liberatorio dopo che, alla lettura della sentenza, era rimasto impietrito. "La prima notte da ergastolano", ha riferito uno dei suoi legali, l'avvocato Claudio Salvagni, "l'ha trascorsa disperandosi" sotto la stretta sorveglianza del personale del penitenziario onde evitare l'eventualità di gesti estremi.

Marita Comi, sua moglie, che ieri l'aveva abbracciato dopo il verdetto, si è recata di buon mattino alla Casa circondariale di Bergamo per il primo colloquio. Marita ha percorso la strada verso il carcere in silenzio. La donna, su cui grava tutta la responsabilità per i figli, dopo che ieri Bossetti è stato privato della patria potestà, ancora credere a quel "Non sono stato io, state commettendo un errore" più volte ripetuto da suo marito. In silenzio, quindi, e con la sua presenza Marita sembra riconfermare la sua fiducia nel l'uomo che ha sposato e non l'abbandona.