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E' morto a 100 anni Loris Capovilla, il più vecchio vescovo d'Italia

Fu lʼombra di Roncalli e custode della sua memoria

Loris Capovilla, 100 anni, il vescovo più vecchio d'Italia e quarto al mondo, è morto a Bergamo.

Fu storico segretario di papa Giovanni XXIII, custode della sua memoria e divulgatore del suo pontificato, oltre che sacerdote, pastore e giornalista. Di Roncalli che ha servito e amato, al centesimo compleanno, Capovilla ricordò un insegnamento: "E' solo quando avrai messo il tuo io sotto i piedi che potrai dire di essere un uomo libero". E aggiunse, di suo, la propria definizione: "Vecchio uomo, vecchio italiano, prete da 75 anni".

La biografia - Nato a Pontelongo, Padova, il 15 ottobre 1915, rimase orfano di padre a 7 anni. Con la madre e la sorella Lia, Capovilla visse un lungo periodo di precarietà, che costrinse la famiglia a numerosi spostamenti fino all'approdo a Mestre nel 1929. Prete dal 1940, è stato cerimoniere capitolare a San Marco, catechista alle scuole medie e superiori, cappellano dell'Opera nazionale di assistenza religiosa e morale degli operai (Onarmo) a Porto Marghera, cappellano del carcere minorile e all'Ospedale degli infettivi.

Durante la Seconda guerra mondiale ha fatto il militare tra gli avieri. All'annuncio dell'armistizio, l'8 settembre 1943, era all'aeroporto Natale Palli di Parma, dove in quei giorni si adopera per sottrarre quanti più avieri possibili all'internamento in Germania. Incontra la prima volta Roncalli, allora nunzio a Parigi, nel 1950 a San Lazzaro degli Armeni. A dispetto della previsione che sarebbe morto giovane, previsione che indusse il vicario capitolare di Venezia, Erminio Macacek, a sconsigliare al patriarca Roncalli di sceglierlo come segretario, nel 1953, a 38 anni, divenne braccio destro del patriarca, che poi lo portò con sé a Roma.

Morto Roncalli, Capovilla rimase altri quattro anni in Vaticano sotto Paolo VI, che lo nominò arcivescovo di Chieti e, nel 1971, prelato di Loreto. La porpora per Capovilla è invece giunta da parte di papa Bergoglio, nel 2014: ormai troppo anziano, Capovilla - al quale fu assegnato il titolo della chiesa di Santa Maria in Trastevere - non ha potuto partecipare alla cerimonia romana e la berretta gli fu portata a Sotto il Monte dal cardinale Angelo Sodano. Per il cardinale Bassetti, la porpora al segretario di Giovanni XXIII è stata "un rimando indiretto alle indicazioni del Concilio Vaticano II".

Gli scritti - In pensione dal 1988 e ritiratosi a Sotto il Monte, paese natale di Roncalli, Capovilla si è dedicato sempre di più a coltivarne la memoria e a promuovere la conoscenza della sua figura e della sua opera. Ha curato la pubblicazione degli scritti principali: Il Giornale dell'anima; la trilogia "Questo è il mistero della mia vita", "Giovanni XXIII, un santo della mia parrocchia" e "Mi chiamerò Giovanni"; le raccolte Lettere ai familiari e Lettere 1958-1963. Ha scritto numerosi volumi sulla vita e le opere del pontefice bergamasco, ai quali si aggiungono centinaia di opuscoli e di articoli apparsi in quotidiani, settimanali e riviste. Iscritto all'albo dei giornalisti dal 1950, Capovilla era stato dal 1945 al 1953 redattore di Radio Venezia e dal '49 direttore del settimanale diocesano "La voce del popolo" e redattore della pagina veneziana di "Avvenire d'Italia". Per la sua opera di divulgazione del pontificato di Giovanni XXIII ha ricevuto numerosi riconoscimenti e testimonianze di stima e affetto.