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Denis Bergamini soffocato, la sorella: "Ho fiducia nella giustizia"

Trapelano i primi risultati dopo la riesumazione dei resti del calciatore del Cosenza deceduto 28 anni smentiscono il suicidio. Colpo di scena: si indaga per omicidio

Denis Bergamini soffocato, la sorella:
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"I nuovi esami si sono rivelati fondamentali , troppi elementi smentivano il suicidio e ora, dopo 30 anni, ho fiducia nella giustizia".

Commenta così su La Repubblica Donata Bergamini, sorella di Denis, il calciatore del Cosenza morto il 18 novembre 1989, le indiscrezioni sui risultati dell'ultima perizia anticipati dal Quotidiano del Sud. Dalle analisi, infatti, sui resti del giocatore riesumati di recente, risulterebbe che Denis sarebbe morto soffocato e non gettandosi sotto un camion sulla statale ionica, vicino a Roseto Capo Spulico (Cosenza).

La rabbia della sorella: "Prima della seconda archiviazione avevamo chiesto queste analisi" Una prima vittoria, dunque, per la famiglia che non ha mai creduto al suicidio del congiunto e che non si è arresa davanti all'archiviazione del caso per la seconda volta.

"Ufficialmente non ci è stato comunicato nulla - aggiunge a La Repubblica la sorella del calciatore Donata Bergamini. - Avremo un incontro con il gip di Castrovillari il 29 novembre e non posso anticipare niente. Ma ho tanta rabbia dentro, perché i nuovi esami si sono rivelati fondamentali e ne avevamo fatto richiesta prima della seconda archiviazione per suicidio".

"Fin dal principio - continua - tanti elementi non quadravano e da subito sono stati troppi per essere considerati semplici errori. Di certo troppi per chiudere il caso". Così la terza inchiesta riparte con nuovi spunti investigativi.

Denis Bergamini soffocato, la sorella:
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La vicenda e la terza inchiesta Dopo 28 anni, dunque, l'esito della super perizia medico-legale disposta dal gip del tribunale di Castrovillari sul cadavere del calciatore del Cosenza contribuirebbe a dare nuovo impulso a una vicenda mai chiarita. Un risultato quello del nuovo sofisticato esame autoptico che, come riporta Il Quotidiano del Sud, "non collima con la tesi del suicidio sotto il camion in corsa e rafforza, invece, l'esito della consulenza del Ris di Messina, incompatibile con l'ipotizzato decesso causato dall'impatto con l'autocarro in movimento".

La salma di Denis Bergamini - la cui morte, avvenuta il 19 novembre del 1989 venne attribuita al gesto volontario di togliersi la vita - è stata riesumata a luglio dopo la riapertura dell'inchiesta da parte del Procuratore della Repubblica di Castrovillari Eugenio Facciolla. Due precedenti inchieste della magistratura non erano, evidentemente bastate a sgombrare il campo da dubbi e perplessità per quello che per molti, soprattutto per i familiari e per tanta parte della tifoseria cosentina rimasta fortemente legata al calciatore di Argenta (Ferrara), era stato archiviato come suicidio.

Una tesi quella che avrebbe portato Bergamini a togliersi la vita alla quale da subito non avevano creduto i familiari e le persone a lui più vicine. E sono stati loro, in particolare la sorella Donata a lottare contro quel verdetto e a fare riaprire le indagini. L'ipotesi della Procura è quella di omicidio e su queste basi sono attualmente indagati l'allora fidanzata del giocatore, Isabella Internò, e l'autista del camion che investì il calciatore, Raffaele Pisano. Forse Denis era venuto a conoscenza di affari che non avrebbe dovuto sapere.

Il procuratore della Repubblica di Castrovillari Eugenio Facciolla, rintracciato telefonicamente dall'Ansa, non ha voluto, al momento, rilasciare commenti.