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Cia e nazismo, ecco come un frate aiutò gli uomini del Reich

Eugene Dollmann, molto vicino a Himmler e al Fuhrer, riuscì a salvarsi grazie a un religioso e ai servizi segreti. Tgcom24 ha rintracciato alcuni documenti inediti e vi racconta la sua storia

Due uomini con indosso un saio di lana pesante lasciano il convento di piazza Sant'Angelo.

A Milano fa molto freddo in quei giorni di inizio febbraio del 1952. Si dirigono a Genova, dove con una nave raggiungono Barcellona. Uno è padre Alberto Parini, francescano dell'ordine dei frati minori, l'altro, travestito da religioso, è Eugen Dollmann, ex colonnello delle SS, molto vicino ad Himmler e interprete di Hitler in Italia.

Ad organizzare questa fuga è però un altro frate, il francescano a capo del convento milanese, Enrico Zucca. Un religioso particolare, una figura ricorrente nella storia repubblicana: prese parte all'occultamento del cadavere di Mussolini nel 1946 e si attivò per raccogliere un riscatto al fine di liberare Aldo Moro nel 1978. Ora si scopre che il frate ebbe un ruolo decisivo anche in questa vicenda che vede come protagonista uno dei capi dell'occupazione nazista a Roma.

Una nuova rivelazione grazie a dei documenti americani top secret declassificati che TgCom24 pubblica per la prima volta. Una vicenda narrata nei minimi dettagli in un rapporto del Ministero della guerra statunitense scritto per la CIA, datato 8 settembre 1952.

Dopo la Liberazione, Eugen Dollmann si nascose in Svizzera, dove visse a Lugano con passaporto italiano, aiutato dai servizi segreti americani. La seconda guerra mondiale era appena finita, quella fredda appena cominciata. Lo spionaggio statunitense arruolò vari ex gerarchi nazisti, considerati utili per la lotta anti-comunista e Dollmann aveva vissuto a stretto contatto con gli esponenti di spicco del Terzo Reich, Hitler in testa. Il suo referente italiano era Carlo Rocchi, capo della CIA a Milano. Un agente segreto d'altri tempi, uno 007 coinvolto nelle più oscure vicende della nostra storia, fino alla metà degli anni ‘90 quando venne interrogato dal giudice milanese Guido Salvini, impegnato nel processo per la strage di Piazza Fontana.

All'inizio del 1952 Dollmann viene espulso dal territorio svizzero, accompagnato al confine e preso in consegna a Chiasso dal controspionaggio. Da qui viene portato a Milano dove rimane circa dieci giorni, ospite del convento di padre Zucca. A inizio febbraio poi la partenza per la Spagna, con un altro passaporto italiano falso. Giunto a Barcellona via nave, Dollmann si sposta a Madrid dove prende contatto con Otto Skorzeny, l'artefice della fuga di Mussolini dal Gran Sasso.

Ma non è tutto. Tra gli anni '30 e gli anni '40 Enrico Zucca iniziò a tessere una serie di rapporti con le famiglie più influenti e facoltose dell'aristocrazia e dell'imprenditoria milanesi. E' stato definito il "cappellano dell'Anello", quel servizio segreto clandestino legato alla CIA e ad ex gerarchi fascisti, artefice, secondo alcune ricostruzioni giornalistiche, di un contatto con le Br per la liberazione dell'ex Presidente del Consiglio Aldo Moro. Ma non solo. L'Anello, o Noto Servizio, potrebbe aver avuto un ruolo decisivo nella fuga di Herbert Kappler, l'ex ufficiale nazista condannato per l'eccidio delle Fosse Ardeatine, scappato nel 1977 dall'ospedale militare Celio di Roma e ritiratosi in Germania, come racconta la giornalista Stefania Limiti nel suo libro "L'Anello della Repubblica".

Dopo pochi mesi di silenzio, nell'ottobre 1952, Dollmann riceve da Rocchi un altro passaporto italiano, il terzo diverso in pochi anni. I due da Madrid prendono un aereo per Francoforte. Alla dogana Dollmann viene scoperto. Il suo documento è falso, viene riconosciuto ed arrestato per falsificazione. Dopo un mese è già libero e di questo componente di spicco della Germania nazista, una delle massime autorità tedesche a Roma durante i rastrellamenti del 1944, si perdono le tracce.

Interrogato dal giudice Salvini, Carlo Rocchi conferma tutto: "Con un nostro stratagemma il colonnello Dollmann fu arrestato in Germania perché non si allontanasse dal Paese. La sua presenza ci serviva per stabilire dei contatti con ex ufficiali dell'Armata di Von Paulus (ex generale tedesco ndr) e avvicinarli quindi alla causa anticomunista, allontanandoli invece dalla tentazione di passare al blocco comunista". Aiutato da un frate e da un agente segreto italiano, Dollmann visse il resto della sua vita in Germania dove morì nel 1985, sei anni dopo il suo salvatore padre Enrico Zucca.