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Ospedale di Salerno, le impronte digitali hanno sconfitto i furbi

Due anni fa furono 800 gli indagati per assenteismo

I 3mila dipendenti dell'ospedale di Salerno San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona passano il badge e lasciano la loro impronta.

Il nuovo sistema, entrato in vigore da novembre 2016, mira a impedire ai dipendenti di marcare il cartellino dei colleghi. E funziona perché ora i furbetti sono stati sconfitti dalle impronte digitali. In Italia si tratta di uno dei primi presidi ospedalieri in cui viene adottata una misura simile di controllo degli ingressi e delle uscite dai turni di lavoro.


La rilevazione biometrica del personale non compromette la privacy dei dipendenti dell'azienda i cui dati non vengono conservati in alcun database. L'introduzione delle impronte si è resa necessaria dopo lo scandalo giudiziario sull'assenteismo in cui furono indagati 800 dipendenti dell'ospedale nell'inchiesta “Just in time” condotta dalla locale Procura (pm Francesco Rotondo).

L'inchiesta - Il 23 settembre 2016 il procuratore di Salerno, Corrado Lembo, dichiarò, durante una conferenza stampa,  che i dipendenti dell'ospedale Ruggi, filmati dalla guardia di finanza, risultavano al loro posto in ospedale mentre in realtà erano intenti a fare la spesa, dal parrucchiere, a giocare a carte e a passeggiare in riva al mare, nella vicina Vietri.

In particolare le indagini avevano appurato che alcuni dipendenti - una caposala, quattro infermieri, due tecnici specializzati disinfettori e tre operatori sanitari - dopo aver marcato il cartellino, o dopo averlo fatto marcare da colleghi ai quali spesso ricambiavano il medesimo favore, si dedicavano ad attività personali. Da qui è nata la necessità di aumentare i controlli. E la decisione di usare le impronte digitali che, all'epoca, fecero storcere il naso ai sindacati.