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Cameraman palermitano morto in Spagna: per i pm non fu suicidio

Chiesti e ottenuti dal gip Lorenzo Matassa sei mesi di proroga delle indagini sulla morte di Mario Biondo

cameraman, suicida
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Non può essere un suicidio. E anche se, al momento, le prove da sole non bastano a reggere l'ipotesi dell'omicidio, la procura non sembra avere dubbi. Mario Biondo non s'è ucciso.
Nuove e pesanti ombre vengono così gettate sulla gestione spagnola delle indagini in merito alla morte del cameraman italiano, trovato senza vita nella sua abitazione di Madrid il 30 Maggio 2013.

Richiesta di autopsia - Il giovane venne trovato dalla domestica, con una pashmina di seta legata al collo e fissata a una libreria. In piedi, le ginocchia leggermente piegate. Ma erano diversi gli elementi che non tornavano e che hanno spinto i Pubblici Ministeri di Palermo, Calogero Ferrara e Claudio Camilleri, a fare riesumare il cadavere ed eseguire l'autopsia. Che ha confermato l'ipotesi del suicido, ma ha anche sottolineato le tante zone d'ombra nella dinamica. Da qui, la richiesta (e la conferma) di sei mesi di proroga delle indagini.

I dubbi della famiglia - Sulle nuove prove concorda anche lo staff della criminologa Roberta Bruzzone, ingaggiata dai familiari della vittima. Che non hanno mai creduto al suicidio, nulla lo faceva presagire. La carriera professionale del giovane, dopo l'esperienza nella troupe della versione spagnola dell'Isola dei Famosi, era a una svolta. E pure la vita privata, con il recente matrimonio a Taormina con la presentatrice tv Raquel Sanchez Silva, sembrava andare a gonfie vele. Se a questo si aggiunge che la sera prima della morte aveva programmato coi familiari un loro viaggio in Spagna, non arriva a emergere il profilo psicologico di un uomo deciso a togliersi la vita da lì a poco.